L’imposizione fiscale nell’Ue

Uno studio pubblicato da Eurostat nel giugno scorso ha rilevato che l’imposizione fiscale complessiva nel 2007 rappresentava il 39,8% del Pil dell’Ue, con un leggero aumento in rapporto al 39,7% registrato nel 2006. Questa percentuale era del 40,6% nel 2000 ed è scesa al 38,9% nel 2004 per poi ricominciare a salire. Nella zona euro, invece, i carichi fiscali hanno raggiunto il 40,4% del Pil nel 2007, in leggero rialzo rispetto al 40,3% del 2006. Dopo il 2000, la fiscalità nell’area dell’euro ha seguito un’evoluzione simile a quella dell’Ue27, anche se a un livello leggermente superiore.
In rapporto al resto del mondo, la pressione fiscale resta generalmente elevata nell’Ue e supera quella degli Usa e del Giappone di circa 12 punti percentuali. L’imposizione varia in modo significativo da uno Stato membro all’altro: da meno del 30% in Romania, Slovacchia (entrambe al 29,4%) e in Lituania (29,9%), a poco meno del 50% in Danimarca (48,7%) e in Svezia (48,3%). Dal 2000 in poi sono intervenute rilevanti variazioni nel rapporto fiscalità/Pil in diversi Stati membri. Le diminuzioni più importanti sono state registrate in Slovacchia, dove il peso dell’imposizione è diminuito dal 34,1% del 2000 al 29,4% del 2007 e in Finlandia (dal 47,2% al 43,0%). I rialzi più considerevoli sono stati osservati a Cipro (dal 30,0% al 41,6%) e a Malta (dal 28,2% al 34,7%).

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Dallo studio di Eurostat emerge che il tasso di imposizione implicita sul lavoro più elevato è in Italia, quello più elevato sul consumo è in Danimarca e quello più elevato sul capitale è a Cipro. L’imposizione sul lavoro è la principale fonte di reddito fiscale per gli Stati membri e rappresenta circa la metà del totale nell’UE a 27. Le imposte sul capitale pesano per il 23% del gettito e le imposte sul consumo per il 28%.
Il tasso medio di imposizione implicita sul lavoro offre la misura del carico fiscale che pesa sui redditi da lavoro ed è rimasto stabile nell’Ue nel 2006 e nel 2007 (34,4%) dopo esser diminuito regolarmente dal 2000 in poi (era il 35,9%). Tra gli Stati, tale percentuale varia dal 20,1% a Malta, 24% a Cipro e 25,7% in Irlanda, fino al 44% in Italia, 43,1% in Svezia e 42,3% in Belgio.
Anche il tasso massimo di imposizione sui redditi delle persone fisiche varia moltissimo, dai livelli più elevati di Danimarca (59%), Svezia (56,4%) e Belgio (53,7%), a quelli più bassi registrati in Bulgaria (10%), nella Repubblica Ceca (15%) e in Romania (16%). Quanto all’imposizione sulle imprese, i tassi più elevati nel 2009 sono a Malta (35%), in Francia (34,4%) e in Belgio (34%), mentre i più bassi in Bulgaria, a Cipro (10,0%) e in Irlanda (12,5%).
Ci sono poi le tasse sull’energia, che comprendono tutte le imposizioni sui prodotti energetici come gli olii  minerali, il gas e l’elettricità, tanto se destinati al trasporto quanto ad applicazioni fisse. Costituiscono il grosso dell’imposizione fiscale ambientale dell’Ue. Nel 2007 raggiungevano l’1,8% del Pil nell’Ue, andando da un minimo dell’1,2% in Grecia e in Irlanda fino al 3% in Bulgaria. Le tasse sui carburanti formano la parte più consistente delle tasse energetiche, cioè più dell’80% dell’insieme delle tasse sull’energia. Se espresse in % di quest’ultime, le tasse sul carburante sono più elevate in Lettonia (100%), in Lituania e Lussemburgo (il 98%); le più basse si registrano in Danimarca (52%), Svezia (56%) e nei Paesi Bassi (68%). In Italia le tasse sull’energia rappresentano il 2,1% del Pil e il 4,8% della fiscalità totale, mentre quelle sui carburanti sono all’1,5% del Pil (leggermene sopra la media di Ue e zona euro, entrambe all’1,4%) ed equivalgono al 75% del totale delle tasse sull’energia.

INFORMAZIONI:
http://epp.eurostat.ec.europa.eu

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