In Italia «ordinario razzismo»

Luglio 2009

Le discriminazioni a sfondo xenofobo e razzista sono «un’emergenza» in Italia, perché «non si tratta più di casi isolati ma di fatti sociali che accadono spesso, alimentati anche da un processo di legittimazione culturale e politica, nonché di criminalizzazione degli immigrati, di cui pure le istituzioni e i media sono protagonisti». È quanto denuncia ancora una volta uno studio effettuato in Italia su questa problematica, in questo caso si tratta del Rapporto pubblicato dall’associazione Lunaria e che cerca di ricostruire la deriva razzista verificatasi in Italia negli ultimi due anni. L’analisi prende in considerazione il «diritto speciale» riservato agli immigrati ed è supportata dalla raccolta di 319 casi di razzismo segnalati sulla stampa in poco più di due anni (di cui 187 violenze fisiche), così suddivisi: 119 nel 2007, 124 nel 2008 e 76 nei primi tre mesi e mezzo del 2009.
Si tratta di «cronache di ordinario razzismo», come le definiscono gli autori del Rapporto che intende essere un Libro bianco del razzismo in Italia e che cita sia le norme approvate sia le principali questioni in materia di cui si è discusso a livello politico, istituzionale e mediatico: censimento dei campi rom, reato di clandestinità, obbligo di esibizione del permesso di soggiorno per l’accesso ai pubblici servizi, “classi ponte” per i bambini stranieri, “tassa” sulla cittadinanza e sui permessi di soggiorno, istituzionalizzazione delle ronde, prolungamento del periodo massimo di trattenimento nei Centri di identificazione ed espulsione da 60 a 180 giorni, ordinanze dei sindaci contro lavavetri, venditori abusivi e senza fissa dimora.
Secondo il Rapporto è in corso una generale legittimazione di razzismo e xenofobia, che ha «alimentato e continua ad alimentare quei sentimenti diffusi di intolleranza e di ostilità che costituiscono l’humus per le azioni e gli atteggiamenti razzisti. Inoltre, produce un’immagine stigmatizzante dei cittadini di origine straniera e dei rom, piena di pregiudizi e stereotipi veicolati anche dal discorso pubblico e dai media». Una situazione che «mette a rischio sia l’integrazione sia le politiche di inclusione sociale», osservano gli autori del Rapporto.

l’attenzione internazionale

Il modo di trattare l’immigrazione in Italia ha richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni internazionali. Un Rapporto pubblicato dall’Ilo nel marzo scorso, ad esempio, ha accusato l’Italia di «discriminare gravemente i lavoratori immigrati, le minoranze etniche e soprattutto i rom, favorendo la diffusione di forme di intolleranza, stigmatizzazione, emarginazione, xenofobia e razzismo». Così come il Consiglio d’Europa, che attraverso il suo commissario per i diritti umani, Thomas Hammarberg, ha rilevato come in Italia «si va manifestando una preoccupante tendenza al razzismo e alla xenofobia» e che «talvolta questo sentimento è sostenuto dalle azioni delle collettività locali»; per questo Hammarberg ha espresso «inquietudine» per il fatto che «un tale clima d’intolleranza continui a essere incoraggiato dalle dichiarazioni di certe personalità politiche». Secondo il commissario del Consiglio d’Europa, inoltre, «la criminalizzazione dell’immigrazione irregolare è una misura sproporzionata che va oltre gli interessi legittimi di uno Stato a tenere sotto controllo i propri confini».

razzismo «popolare e istituzionale»

Prevalgono le violenze fisiche (187 casi di cui 15 morti) rispetto alle 132 violenze verbali; i responsabili sono prevalentemente singoli cittadini o gruppi di ignoti (197 casi), gruppi di estrema destra (34), istituzioni (33), forze di polizia (28), esponenti della Lega Nord (16) e tifosi (11); le vittime sono nell’ordine gli immigrati e i profughi in generale (203 episodi, soprattutto rumeni, bangladeshi, marocchini e senegalesi), i rom (83), i musulmani (20) e gli ebrei (13); 40 casi hanno avuto come vittime dei minorenni. Gli autori del Rapporto parlano di un razzismo «popolare e istituzionale, legittimato dalle normative e banalmente veicolato dai media». Mentre l’equazione tra irregolare e criminale non è nuova in Italia, osservano i rappresentanti di Lunaria, «in questi ultimi tempi è ancora più esplicita; i media, poi, consolidano il pregiudizio e lo stigma nei confronti dei cittadini stranieri in Italia anche attraverso il linguaggio e la banalizzazione dei casi di discriminazione», cosa che rappresenta «un elemento nuovo rispetto al passato».

INFORMAZIONI:
http://www.lunaria.org

DISCRIMINAZIONI SOPRATTUTTO SUL LAVORO

Secondo i dati del Contact center multilingue gratuito (800.90.10.10) attivo presso l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) del Dipartimento per le Pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri, chi denuncia casi di discriminazione subita vive in Italia da oltre 13 anni, ha un’età media di circa 40 anni, è regolare e può contare su una stabilità abitativa, lavorativa e relazionale capaci di garantire una maggiore consapevolezza dei diritti e doveri.
Le denunce pervengono prevalentemente dai principali centri urbani e soprattutto da cittadini di origine africana (39,4%), percentuale alta legata al forte protagonismo dell’immigrazione africana in Italia negli anni passati, ma probabilmente da imputare anche al colore della pelle.
Il  22,1% degli immigrati che si sono rivolti al servizio ha dichiarato di aver subito discriminazioni su base razziale nell’ambito del lavoro, il 16,8% per la casa. In ambito lavorativo la discriminazione riguarda la difficoltà di accesso al mercato del lavoro (32,1%) e, nell’ambiente lavorativo, le condizioni lavorative (23,2%) o l’essere bersaglio di pratiche di mobbing (19,6%): «Il timore di perdere il lavoro conduce spesso gli immigrati a subire passivamente aggressioni e vessazioni di ogni tipo» osserva l’Unar.

INFORMAZIONI: http://www.virtualcommunityunar.it

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