120 milioni di persone in fuga nel mondo

Numero in crescita per il dodicesimo anno consecutivo secondo l’Unhcr

Sono circa 120 milioni in tutto il mondo le persone costrette alla fuga dalle proprie abitazioni e dai luoghi in cui vivono, un numero in crescita per il dodicesimo anno consecutivo e che ha raggiunto livelli storici in diverse regioni mondiali, evidenzia il nuovo Rapporto Global Trends  dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur-Unhcr), presentato in occasione della Giornata mondiale del rifugiato 2024. L’aumento è dovuto sia ai nuovi conflitti e alle dinamiche di quelli che mutano, sia all’incapacità di risolvere crisi di lunga durata. Una popolazione, quella delle persone in fuga, che quantitativamente equivarrebbe al dodicesimo Paese al mondo, numerosa quasi come quella del Giappone. Tra tutte le persone in fuga, l’aumento più consistente riguarda quelle che abbandonano le proprie case ma rimangono nel proprio Paese, cifra che raggiunge i 68,3 milioni di persone, con un incremento di quasi il 50% in cinque anni. È cresciuto però anche il numero di rifugiati e di altre persone bisognose di protezione internazionale sotto il mandato dell’Unhcr, raggiungendo i 44,3 milioni: 31,6 milioni sono rifugiati, 6,9 milioni sono richiedenti asilo, 5,8 milioni sono persone sotto protezione internazionale. A tutte queste persone vanno aggiunti 6 milioni di palestinesi attualmente sotto il mandato dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (Unrwa), poi oltre 4 milioni di apolidi e più di 6 milioni di rifugiati e sfollati che hanno fatto ritorno con l’assistenza dell’Unhcr. 

Mentre il 73% dei rifugiati proviene da soli cinque Paesi, cioè Afghanistan, Siria, Venezuela, Ucraina e Sudan, la popolazione di rifugiati e situazioni simili più numerosa è ancora quella afghana, che con oltre 5 milioni di persone rappresenta uno su sei di tutti i rifugiati sotto il mandato dell’Unhcr. Iran (3,8 milioni), Turchia (3,3 milioni), Colombia (2,9 milioni), Germania (2,6 milioni) e Pakistan (2 milioni) sono i Paesi che ospitano le popolazioni di rifugiati più numerose, con la particolarità che quasi tutti i rifugiati ospitati in Iran e Pakistan sono afghani e quasi tutti i rifugiati in Turchia sono siriani. Inoltre, nonostante la percezione generale, la stragrande maggioranza dei rifugiati è ospitata in Paesi limitrofi a quelli dove sono in corso crisi (69%) e il 75% risiede in Paesi a basso e medio reddito, che insieme producono meno del 20% del reddito mondiale. I 45 Paesi meno sviluppati, che insieme rappresentano meno dell’1,4% del Pil globale, ospitano oltre il 21% dei rifugiati a livello mondiale.

L’Unhcr rende noto di aver risposto a un numero crescente di crisi umanitarie nuove o in peggioramento nel corso del 2023, dichiarando 43 emergenze in 29 Paesi, il numero annuale più alto degli ultimi dieci anni, quadruplicato nell’arco di soli tre anni. Una delle crisi che maggiormente ha causato l’aumento recente del numero di persone costrette alla fuga è stata quella derivante dal conflitto in Sudan: dall’aprile 2023, sono stati registrati oltre 7 milioni di nuovi sfollati nel Paese, con quasi 2 milioni in fuga oltre i confini. Alla fine del 2023, un totale di 10,8 milioni di sudanesi era sradicato dalle proprie abitazioni. Anche nella Repubblica Democratica del Congo e in Myanmar milioni di persone sono state costrette alla fuga. L’Unrwa stima poi che nella Striscia di Gaza siano sfollate almeno 1,7 milioni di persone (il 75% della popolazione), molte costrette a fuggire più volte, mentre la Siria rimane la più grande crisi al mondo di persone costrette alla fuga, con 13,8 milioni di profughi, sfollati e rifugiati.

«Dietro a questi numeri, in netto aumento, si nascondono innumerevoli tragedie umane. Questa sofferenza deve spingere la comunità internazionale ad agire con urgenza per affrontare le cause profonde degli sfollamenti forzati» ha dichiarato l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, aggiungendo: «Senza una cooperazione migliore e sforzi concertati per affrontare conflitti, violazioni dei diritti e crisi climatica, il numero di persone costrette alla fuga continuerà a crescere, portando nuova miseria e costose risposte umanitarie».

Unhcr: «Solidarietà e accoglienza per i rifugiati»

La Giornata mondiale del rifugiato si celebra dal 2001, cinquantesimo anniversario della Convenzione del 1951 relativa allo status dei rifugiati, per sensibilizzare la comunità internazionale sulla situazione delle persone che sono costrette a fuggire dalle proprie abitazioni e dal proprio Paese per sfuggire a conflitti o persecuzioni. Quest’anno la Giornata ha voluto focalizzare l’attenzione sulla solidarietà con i rifugiati, «per un mondo in cui i rifugiati siano accolti» dichiara l’Unhcr: «I rifugiati hanno bisogno della nostra solidarietà, ora più che mai. Significa tenere le porte aperte, celebrare i loro punti di forza e i loro risultati e riflettere sulle sfide che devono affrontare. Solidarietà con le persone costrette a fuggire significa anche trovare soluzioni alla loro situazione: porre fine ai conflitti in modo che possano tornare a casa in sicurezza, garantire loro l’opportunità di prosperare nelle comunità che li hanno accolti e fornire ai Paesi le risorse di cui hanno bisogno per includerli e sostenerli».

Secondo l’Unhcr, la comunità internazionale deve fare di più per intervenire sulle cause che costringono le persone alla fuga, con azioni di pace, interventi di sviluppo e stabilizzazione delle popolazioni nei Paesi di origine ed incremento delle misure di protezione lungo le rotte percorse dalle persone in fuga. Purtroppo invece, osserva l’Alto commissario Grandi, «viviamo in un mondo in cui i conflitti sono lasciati ad incancrenirsi. La volontà politica di risolverli sembra del tutto assente. E mentre queste crisi si moltiplicano, il diritto di chiedere asilo è minacciato. A peggiorare le cose, gli effetti globali del cambiamento climatico hanno un impatto sempre più devastante».

Nonostante ciò, alcuni progressi sono stati compiuti, segnala l’Unhcr, come un nuovo piano di sviluppo in Kenya per trasformare i campi in insediamenti dove i rifugiati avranno maggiori opportunità per progredire e pieno accesso a una serie di servizi. Oppure in Colombia, dove l’Unhcr sostiene un sistema governativo per includere quasi 2,3 milioni di venezuelani nel mercato del lavoro. O in Ucraina, dov’è stata attivata una piattaforma che sostiene le persone che stanno tornando a riparare o ricostruire le loro case.

«Non lasciamo i rifugiati in un limbo, ma diamo loro la possibilità di utilizzare le proprie capacità e talenti e di contribuire alle comunità che li hanno accolti» sostiene l’Unhcr.