Appello al disarmo per salvare il pianeta
Una Campagna globale di Ong contro l’attuale tendenza pericolosa e suicida
«L’umanità si trova a un bivio in cui le decisioni politiche sui bilanci della difesa determineranno la traiettoria delle molteplici crisi in cui siamo immersi». Inizia così un documento con cui la Campagna globale sulle spese militari (Gcoms), costituita da oltre 100 organizzazioni non governative di 35 Paesi, chiede di «disarmare ora per salvare le persone e il pianeta». Secondo la Campagna, che lancia un appello a tutti i cittadini per costruire un futuro di pace e non di guerra, «stiamo subendo le conseguenze di un approccio militarista alle relazioni internazionali e alle emergenze globali e assistendo alle drammatiche conseguenze dell’escalation della militarizzazione globale. Inoltre, i danni ambientali derivanti da questi conflitti e dalla militarizzazione sottolineano ulteriormente l’urgente necessità di pace. La guerra, infatti, ci costa un mondo».
Costi a proposito dei quali risultano piuttosto indicativi i dati pubblicati recentemente dallo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri) sulla spesa militare globale, secondo cui nel 2023 si è raggiunto un triste record storico di 2.443 miliardi di dollari, con una crescita del 6.8% in termini reali rispetto all’anno precedente e un aumento netto annuale di oltre 200 miliardi, che equivale quasi al totale dall’Aiuto pubblico allo sviluppo mondiale dello stesso anno (circa 224 miliardi di dollari). Si tratta dell’aumento su base annua più elevato dal 2009.
«I leader globali stanno aumentando in modo preoccupante la loro dipendenza da soluzioni militarizzate – sostiene la Gcoms –. Oggi la spesa militare viene propagandata come una necessità per mantenere tutti gli aspetti della sicurezza. Nel frattempo, è emersa una vasta rete di interessi e di potere globale, guidata da pochissimi attori privati sovranazionali che controllano le imprese e influenzano i governi in modo puramente antidemocratico». Così, sottolinea la Campagna globale, mentre guerre e conflitti armati stanno devastando intere regioni del mondo, le spese militari non solo li alimentano «ma sottraggono anche risorse che potrebbero essere destinate ad affrontare i cambiamenti climatici, a investire nella giustizia globale e a promuovere la trasformazione pacifica dei conflitti e il disarmo».
Le attuali sfide che l’umanità deve affrontare, come le guerre e la crisi climatica, richiedono uno sforzo comune e coordinato «che può essere raggiunto solo costruendo nuove alleanze tra una vasta gamma di attori – dalla società civile alle istituzioni internazionali, agli Stati, alle imprese e ai popoli – per finanziare e creare giustizia, pace e diritti umani per il pianeta» afferma il documento della Gcoms, rivolgendo un appello alla società civile a livello locale, nazionale, regionale e internazionale, affinché si unisca nella campagna per combattere l’aumento delle spese militari: «Insieme dobbiamo spingere per una sicurezza globale comune o collettiva, basata sulla costruzione della fiducia, sulla cooperazione e sulla solidarietà. La riduzione delle spese militari è un primo passo necessario e la migliore opportunità per costruire la pace e creare un mondo sostenibile con dignità per tutti».
Spesa militare globale in forte aumento
Per il nono anno consecutivo la spesa militare mondiale è aumentata, raggiungendo il massimo storico di 2.443 miliardi di dollari nel 2023, e per la prima volta dal 2009 ciò è avvenuto in tutte e cinque le regioni geografiche definite nel Rapporto del Sipri, con aumenti particolarmente elevati registrati in Europa, Asia, Oceania e Medio Oriente.
Gli Usa hanno aumentato la loro spesa militare del 2,3% e, con un totale di 916 miliardi di dollari, restano ampiamente il principale spenditore mondiale con il 37% della spesa militare globale. Una spesa più che tripla rispetto alla Cina, che si colloca al secondo posto e che ha comunque aumentato per il 29° anno consecutivo la propria spesa militare raggiungendo i 296 miliardi di dollari (12% della quota globale). Un enorme aumento è stato poi registrato dalla Russia, impegnata nella guerra in Ucraina e al terzo posto della spesa globale: +24% per un totale di 109 miliardi di dollari. Quella dell’India è stata la quarta maggiore spesa militare globale nel 2023, con 83,6 miliardi di dollari e un aumento del 4,2% rispetto all’anno precedente, mentre al quinto posto si colloca l’Arabia Saudita con 75,8 miliardi di dollari.
I 31 membri della Nato, con 1.341 miliardi di dollari, hanno rappresentato nel 2023 il 55% della spesa militare mondiale: il 68% della spesa della Nato è stata a carico degli Usa, il 28% dei membri europei (la più alta in un decennio) e il restante 4% di Canada e Turchia. Undici Paesi Nato hanno raggiunto o superato nel 2023 l’obiettivo del 2% del Pil in spese militari, mentre 28 Stati membri hanno raggiunto l’obiettivo di destinare almeno il 20% della spesa militare alla “spesa per attrezzature”.
La spesa militare europea nel 2023 è aumentata complessivamente del 16%, cioè il più grande incremento annuale nella regione dopo la Guerra Fredda. Una spesa aumentata del 10% nell’Europa centrale e occidentale, mentre in Europa orientale l’aumento è stato del 31% soprattutto a causa del conflitto in Ucraina. Paese, questo, che lo scorso anno ha aumentato la propria spesa militare del 51% per un totale di 64,8 miliardi di dollari, collocandosi all’ottavo posto della spesa mondiale. La spesa militare dell’Ucraina nel 2023 era pari al 59% di quella della Russia, tuttavia aggiungendo a questa spesa gli oltre 35 miliardi di dollari ricevuti in aiuti militari (di cui 25,4 miliardi dagli Usa) l’Ucraina ha raggiunto circa il 91% della spesa russa.
Sempre in Europa orientale si è registrato l’incremento percentuale di spesa militare più elevato tra i Paesi europei: è avvenuto in Polonia, con un amento del 75%. A livello mondiale, invece, l’aumento più rilevante si è avuto in Repubblica Democratica del Congo, Paese alle prese con una guerra “infinita” che nel 2023 ha registrato un +105% della spesa militare. Forte aumento anche per la spesa militare di Israele, la seconda più alta nella regione mediorientale dopo l’Arabia Saudita, che è cresciuta del 24% per raggiungere i 27,5 miliardi di dollari nel 2023.
«L’aumento senza precedenti della spesa militare è una risposta diretta al deterioramento globale della pace e della sicurezza» osserva il Sipri, secondo cui «gli Stati stanno dando priorità alla forza militare, ma rischiano una spirale di azione-reazione nel panorama geopolitico e di sicurezza sempre più instabile».