Proposte norme comuni per il lavoro migrante

La Commissione europea ha presentato una proposta di direttiva sul lavoro stagionale che istituisce una procedura comune per l’ingresso e il soggiorno nell’Ue dei lavoratori stagionali cittadini di Paesi terzi.

La proposta, che fa parte di un pacchetto globale di misure definito nell’ambito del Piano d’azione sull’immigrazione legale del 2005 e approvato dal Programma di Stoccolma adottato dal Consiglio europeo nel dicembre 2009, riguarda i cittadini di Paesi terzi che entrano negli Stati membri per esercitare un lavoro stagionale nel territorio dell’Ue sulla base di uno o più contratti a tempo determinato conclusi direttamente tra il cittadino del Paese terzo e il datore di lavoro stabilito in uno Stato membro.

«I datori di lavoro dell’Unione europea dipendono sempre più dalla manodopera non europea in settori come l’agricoltura, l’orticoltura e il turismo, prevalentemente perché i cittadini dell’Ue si prestano sempre meno per questo tipo di lavori stagionali. Dal canto nostro, dobbiamo offrire ai lavoratori stagionali dei Paesi terzi, spesso vulnerabili, condizioni di lavoro migliori e uno status giuridico certo che li protegga dallo sfruttamento. La nuova direttiva servirà proprio a questo, e non ho dubbi che la proposta contribuirà a una gestione efficace dei flussi migratori stagionali» ha dichiarato presentando l’iniziativa la commissaria europea per gli Affari interni, Cecilia Malmström.

Lavoro stagionale:
procedura speciale e incentivi alla “migrazione circolare”

La proposta introduce una procedura speciale, definisce i diritti dei lavoratori stranieri e prevede nel contempo incentivi alla “migrazione circolare” per impedire che il soggiorno temporaneo diventi permanente.

Gli elementi prioritari della proposta che armonizzerebbe le norme degli Stati membri in materia di lavoro stagionale riguardano:

• una procedura semplificata per l’ammissione di lavoratori stagionali cittadini di Paesi terzi sulla base di definizioni e criteri comuni, come l’esistenza di un contratto di lavoro o di un’offerta vincolante di lavoro che specifichi la retribuzione;

• un periodo standard di soggiorno per lavoro stagionale nell’Ue (sei mesi per anno di calendario);

• un permesso di lavoro multistagionale di tre anni o una procedura di reingresso agevolata per le stagioni successive;

• le disposizioni giuridiche applicabili alle condizioni di lavoro dei lavoratori stagionali;

• il riconoscimento ai lavoratori stagionali di un trattamento uguale a quello riservato ai cittadini degli Stati membri in determinati settori (libertà di associazione e di adesione a organizzazioni di lavoratori, sistemi di sicurezza sociale, pagamento delle pensioni legali, accesso a beni e servizi ecc.);

Agli Stati membri dell’Ue è lasciata la facoltà di esaminare la situazione dei rispettivi mercati del lavoro al fine di decidere le quote di ammissione dei lavoratori stagionali.

La Commissione ricorda che l’Ue ha un fabbisogno strutturale di manodopera stagionale e che la disponibilità di lavoratori europei in questo settore andrà calando sempre più: «Una politica ben organizzata in materia di immigrazione legale continuerà pertanto a svolgere un ruolo importante nell’ovviare alle carenze di manodopera e raccogliere le future sfide demografiche cui l’Ue dovrà far fronte» osserva l’esecutivo europeo.

Nuove proposte anche per i lavoratori altamente qualificati

L’esecutivo europeo ha poi presentato un’altra proposta di direttiva in materia di lavoro migrante, che mira ad agevolare il trasferimento temporaneo del personale qualificato non Ue delle società multinazionali dalle sedi situate al di fuori del territorio dell’Unione verso succursali o filiali negli Stati membri.

Si tratta di una categoria di lavoratori particolarmente importante per l’economia del’Ue, sottolinea la Commissione: di norma sono specialisti e manager che hanno le conoscenze specificamente necessarie per la società e di cui non si trovano sostituti.

«Il trasferimento nell’Ue di questi lavoratori qualificati può accrescere i flussi degli investimenti, rafforzare l’efficacia della gestione, aumentare le esportazioni dell’Ue e potenziare la competitività delle sue imprese nei mercati esteri e la competitività dell’Ue nel suo insieme, contribuendo così al raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020» osserva l’esecutivo europeo.

Questo tipo di migrazione temporanea per lavoro incontra però attualmente parecchi ostacoli. Le società situate al di fuori dell’Ue che vogliono trasferire membri chiave del loro personale in succursali situate nei vari Stati membri si scontrano infatti con una moltitudine di norme e procedure diverse. Inoltre, le procedure per ottenere permessi di lavoro in alcuni Paesi dell’Ue sono lente e complesse, e i lavoratori trasferiti devono superare varie difficoltà per spostarsi tra gli Stati membri.

La Commissione propone quindi un insieme comune di norme per istituire una nuova procedura accelerata di ammissione (termine di 30 giorni, permesso combinato di soggiorno e di lavoro) a favore di un gruppo ristretto di lavoratori altamente specializzati (manager, specialisti e laureati in tirocinio) provenienti da Paesi terzi.

La proposta mira inoltre a creare condizioni di soggiorno più allettanti per i lavoratori trasferiti all’interno della società e i loro familiari e un sistema più facile per favorirne la mobilità all’interno dell’Ue. A questo servirebbe il riconoscimento di uno status giuridico chiaro che garantisca le stesse condizioni di lavoro dei lavoratori distaccati da una società dell’Ue.

Gli Stati membri rimarrebbero tuttavia competenti per quanto riguarda il numero di trasferimenti intrasocietari da consentire, mentre sono previste disposizioni per garantire il carattere temporaneo di queste migrazioni (massimo 3 anni per manager e specialisti e un anno per laureati in tirocinio).

«Occorre un approccio europeo alla migrazione per motivi di lavoro che permetta alle nostre economie di ricevere i migranti di cui hanno bisogno» ha dichiarato la commissaria europea Malmström, aggiungendo: «Le società multinazionali che operano in Europa hanno bisogno delle persone giuste al momento giusto, con le competenze necessarie, ma questi lavoratori chiave non sempre sono disponibili in loco. Poter trasferire temporaneamente lavoratori verso l’Ue e all’interno dell’Ue è diventata negli ultimi anni un’esigenza cruciale per queste società. I lavoratori trasferiti apportano conoscenze e competenze specifiche in Europa, contribuendo a rafforzarne l’economia e ad attrarre nuovi investimenti negli Stati membri».

INFORMAZIONI: http://ec.europa.eu/commission_2010-2014/malmstrom

CAMPAGNA PER LA CONVENZIONE
SUI LAVORATORI MIGRANTI

“È ora per l’Ue di ratificare la Convenzione sui lavoratori migranti”, questo il titolo della campagna lanciata dal Centro di ricerca internazionale December 18 e dalla European Platform for Migrant Workers Rights.

In vista del 20° anniversario ufficiale della Convenzione Onu sui diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, il prossimo 18 dicembre che è anche la Giornata internazionale dei migranti, la campagna lanciata dalle due Ong che sta ottenendo adesioni da tutta Europa intende far pressione affinché tutti i 27 Stati membri dell’Ue ratifichino questo strumento internazionale per la tutela dei diritti umani.

I promotori dell’iniziativa insieme a 42 personalità della società civile, tra le quali i segretari generali della Confederazione europea dei sindacati (Ces) e della Confederazione sindacale internazionale (Csi), si sono rivolti alla neopresidenza di turno belga dell’Ue affinché si impegni per la ratifica europea della Convenzione. Tra le principali Ong che supportano l’iniziativa anche Amnesty International e la Federazione internazionale dei diritti umani (Fidh).

«È preoccupante che Paesi democratici basati sul ruolo della legge, con numeri significativi di migranti che vivono nelle loro società, siano esitanti a diventare parte di questo importante Trattato dell’Onu sui diritti umani che garantisce i lavoratori migranti» ha dichiarato Thomas Hammarberg, commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa.

INFORMAZIONI:http://www.migrantsconvention.eu

L’EUROPA DEVE GARANTIRE ASILO E PROTEZIONE

«Offrire asilo a coloro che ne hanno bisogno è un obbligo, discendente dalla lunga tradizione umanitaria e garantista dell’Europa e da impegni assunti a livello internazionale» hanno affermato in un dichiarazione congiunta, in occasione della Giornata mondiale dei rifugiati il 20 giugno scorso, le commissarie europee agli Affari interni, Cecilia Malmström, e alla Cooperazione internazionale, Kristalina Georgieva.

Nonostante i progressi compiuti dall’Ue, che ha adottato una normativa sull’asilo mirante a garantire l’esistenza di livelli minimi di assistenza, garanzie e diritti procedurali in tutti gli Stati membri, le due commissarie europee sottolineano come si riscontrino ancora ampie divergenze in Europa: «Non è accettabile che in un’Unione fondata su valori e principi comuni, le possibilità di ottenere protezione siano radicalmente diverse da un Paese all’altro». Per questo la Commissione ha presentato iniziative volte ad instaurare un sistema europeo comune in materia di asilo «basato su elevati standard di protezione», ma «la difficile condizione dei rifugiati nel mondo e in Europa non può essere dimenticata» hanno aggiunto Malmström e Georgieva, secondo le quali «l’Europa dovrebbe continuare ad impegnarsi per costruire un sistema degno delle tradizioni di cui facciamo parte: una tradizione di tolleranza, accoglienza e protezione».

Sulla stessa linea il Consiglio d’Europa, che attraverso le sue più alte cariche ha sottolineato la vulnerabilità di tutti coloro che sono costretti a fuggire dalla propria casa e dal proprio Paese, ponendo l’attenzione sull’obbligo per gli Stati membri del Consiglio d’Europa di rispettare i Trattati internazionali sulla protezione dei rifugiati e dei richiedenti asilo e sulla necessità di collaborare con l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur-Unhcr). Ricordando che il Consiglio d’Europa è nato con l’obiettivo di proteggere i diritti di tutti gli individui in Europa, i suoi responsabili hanno riaffermato la necessità di «assicurarsi che i diritti dei rifugiati, dei richiedenti asilo e degli sfollati siano garantiti nella pratica».

Intanto, in occasione della Giornata mondiale è stata diffusa da Eurostat un’analisi statistica sulla situazione di rifugiati e richiedenti asilo nell’Ue. Nel corso del 2009 le richieste d’asilo agli Stati membri dell’Ue sono state 261.000 presentate da cittadini di 151 Paesi, ma in realtà oltre il 50% dei richiedenti asilo proviene da soli 10 Paesi. Sempre nel 2009 hanno ottenuto lo status di rifugiato nell’Ue 78.000 richiedenti asilo, in aumento rispetto ai 75.100 del 2008. I principali gruppi nazionali di richiedenti riconosciuti come rifugiati sono stati quelli somalo (17%), iracheno (17%) e afghano ( 9%). Circa due terzi delle domande è stato presentato da uomini, mentre oltre la metà dei richiedenti asilo aveva un’età compresa tra 18 e 34 anni.

I Paesi dell’Ue che nel 2009 hanno concesso protezione al maggior numero di persone sono stati il Regno Unito (12.500), la Germania (12.100), la Francia (10.400), la Svezia (9100), l’Italia (8600) e i Paesi Bassi (8100), che insieme contano oltre i tre quarti di tutti coloro che hanno ottenuto protezione nell’Ue.

L’Unhcr ha invece sottolineato come l’Italia presenti cifre molto basse rispetto ad altri Paesi dell’Ue, in termini sia assoluti che relativi: i rifugiati in Italia sono 55.000, a fronte dei quasi 600.000 in Germania, dei circa 270.000 nel Regno Unito, dei 200.000 in Francia e degli 80.000 nei Paesi Bassi. In Danimarca, Paesi Bassi e Svezia i rifugiati sono tra i 4 e i 9 ogni 1000 abitanti, in Germania oltre 7, nel Regno Unito quasi 5, in Italia appena uno ogni 1000 abitanti.

INFORMAZIONI: http://www.unhcr.it http://epp.eurostat.ec.europa.eu

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