Niente di nuovo dai G8 e G20

Luglio 2010

Nonostante un preambolo alla Dichiarazione finale piuttosto impegnativo, dove si legge: «A partire dai nostri successi nella gestione della crisi economica globale, ci siamo messi d’accordo sui prossimi passi da fare per garantire il ritorno ad una crescita con la creazione di posti di lavoro di qualità, per riformare e rafforzare il sistema finanziario e creare una forte, sostenibile ed equilibrata crescita globale», il Vertice G20 svoltosi a Toronto nei giorni 26-27 giugno scorsi non ha adottato decisioni storiche.

«I Grandi ci raccontano che al G20 di Toronto hanno messo le basi per il ritorno ad una crescita economica più rapida e meno rischiosa. Non è così. Bisognerà scegliere: se vogliamo un ritorno più rapido alla crescita, dobbiamo accettare la finanza non regolata e quindi convivere con il rischio di nuove crisi. Se non ci piacciono le crisi, dobbiamo regolare o tassare la finanza e accettare la minore crescita media che l’aumentato costo del credito comporterà» ha scritto Francesco Daveri, professore ordinario di Politica Economica presso l’Università di Parma e membro del Comitato di redazione de LaVoce.info. Soprattutto, a Toronto i G20 non hanno adottato alcuna iniziativa concreta per combattere la povertà, come denunciato dalla maggior parte delle Ong e delle reti della società civile presenti in Canada per i Summit dei G8 e dei G20.

«Dopo che il G8 ha lasciato cadere nel vuoto il suo impegno di aiutare i Paesi più poveri, il G20 ha perso l’occasione di ridurre la povertà attraverso l’adozione di una tassa sulle banche» ha osservato Farida Bena, portavoce di Oxfam e Ucodep, secondo la quale «il G20 avrebbe dovuto applicare una tassa al settore finanziario per dare veramente una mano ai 64 milioni di persone impoverite dalla crisi economica».

Secondo Sergio Marelli, portavoce della Coalizione italiana contro la povertà (Gcap Italia), la logica degli appuntamenti delle 20 maggiori economie del pianeta sembra essere che a ogni successivo Vertice si faccia un passo indietro. «In assenza di misure regolatrici imposte alla finanza internazionale si concede tempo prezioso agli speculatori internazionali per continuare ad agire indisturbati e a trarre enormi profitti scaricandone i costi sulle fasce deboli, i piccoli risparmiatori e le economie vulnerabili del Sud del mondo». Le dichiarazioni finali dei G8 e G20 «brillano per inconsistenza: nessun accenno all’impegno assunto di aumentare l’Aiuto pubblico allo sviluppo» aggiunge il portavoce della Coalizione.

«L’unico accordo è che non c’è nessun accordo» ha invece commentato Andrea Baranes, della Campagna per la riforma della Banca mondiale (Crbm), che osserva: «Il grande circo del G20 si sposta adesso a Seul per l’incontro di novembre, che dovrebbe, nelle intenzioni dei leader, riuscire a mettere qualche cifra e qualche data al magrissimo comunicato di Toronto. Lo stesso comunicato si chiude ricordando i successivi appuntamenti, in Francia nel 2011 e in Messico nel 2012. L’impressione, lasciando Toronto, è che l’unica cosa su cui i 20 grandi del mondo sono riusciti a trovare un accordo è nel tenere in piedi lo stesso sistema del G20, a discapito della pochezza dei risultati raggiunti».

«Dovrebbero fare attenzione: i lavoratori in giro per il mondo si stanno arrabbiando al supporre che dovranno docilmente pagare il prezzo della crisi. I politici possono star sicuri che per le strade e alle urne esprimeranno le loro opinioni» ha ammonito Sharan Burrow, segretaria generale della Confederazione sindacale internazionale (Csi), ricordando: «Occupazione e stipendi migliori sono il cuore della ripresa economica e l’anno scorso i leader del G20 sembravano averlo riconosciuto. Quest’anno hanno invece mandato segnali ambigui e confusi che rischiano di minare i deboli germogli di ripresa». Secondo la Confederazione sindacale internazionale, il compito di scrivere le raccomandazioni sull’occupazione e sulla protezione sociale, centrali per tutte le politiche economiche e sociali del G20, deve essere assegnato all’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil-Ilo).

«I leader del G20 hanno definito la struttura per una crescita forte, sostenibile ed equilibrata, eppure le decisioni che hanno preso potrebbero portare il mondo nella direzione opposta» ha amaramente rilevato John Evans, segretario generale della Trade Union Advisory Committee (Tuac), organizzazione sindacale internazionale consulente dell’Ocse.

(Fonti: http://www.lavoce.info; http://www.unimondo.org; http://www.ituc-csi.org)

INFORMAZIONI: http://g20.gc.ca

Tags: ,

Scrivi un commento

You must be logged in to post a comment.

Cerca in Euronote

Ricerca per data