Rafforzare il dialogo sociale
Iniziativa della Commissione europea per rilanciare il ruolo delle parti sociali
In un mondo del lavoro in forte cambiamento, con uno spostamento dell’attività economica dalla produzione ai servizi del settore privato, nuove forme di occupazione, una forza lavoro sempre più frammentata, flessibilità in aumento, una crescita costante di contratti a tempo determinato e di lavoratori autonomi, la rappresentatività delle organizzazioni sindacali e dei datori di lavoro è in difficoltà e il dialogo sociale è sotto pressione. Una situazione che ha spinto la Commissione europea a presentare un’iniziativa per favorire un maggiore coinvolgimento delle parti sociali a livello nazionale ed europeo, riconoscendo il dialogo sociale quale «pietra angolare dell’economia sociale di mercato dell’Ue e della sua competitività». Nelle intenzioni dell’esecutivo dell’Ue, infatti, il dialogo sociale deve «adattarsi all’evoluzione del mondo del lavoro e alle nuove tendenze del mercato del lavoro, sullo sfondo delle transizioni verso un’economia digitale e climaticamente neutra e dell’apparizione di nuove forme di occupazione». Il grado e la qualità della partecipazione delle parti sociali variano notevolmente tra i Paesi dell’Ue, ma in generale si osserva un calo delle iscrizione alle organizzazioni sindacali, con i lavoratori impiegati nelle nuove forme di occupazione (ad es. le piattaforme digitali) e alcuni gruppi come i giovani meno propensi a farsi rappresentare. Inoltre, si registra una diminuzione della percentuale di lavoratori coperti da contratti collettivi a livello nazionale, con alcuni settori quali l’assistenza quasi totalmente assenti dalla contrattazione collettiva.
Parti sociali in difficoltà
Mentre la densità della rappresentanza dei datori di lavoro, cioè la percentuale di datori di lavoro membri delle organizzazioni datoriali di riferimento, è rimasta relativamente stabile, nota la Commissione, la densità sindacale è invece diminuita in tutti gli Stati membri. La flessibilità, in termini di tempo in cui il lavoro è svolto e dove viene svolto, rende difficile per i rappresentanti dei lavoratori organizzare una forza lavoro sempre più frammentata. Così, molti lavoratori attivi nella maggior parte delle nuove forme di occupazione, compreso un numero crescente di lavoratori autonomi, non sono rappresentati, cosa che avviene anche tra i lavoratori con contratti a tempo determinato che stanno aumentando di numero ma hanno meno probabilità di unirsi al sindacato. In generale, poi, la quota di lavoratori coperti da contratti collettivi è diminuita in modo significativo nel ultimi 30 anni. Si è passati da una media a livello di Ue intorno al 66% nel 2000 a circa il 56% nel 2019, con cali particolarmente consistenti nell’Europa centrale e orientale. Tra gli Stati membri, osserva la Commissione, si è registrato un ampio movimento verso il decentramento della contrattazione al livello aziendale. Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), la copertura della contrattazione collettiva è elevata (superiore al 50%) solo nei Paesi con almeno qualche forma di contrattazione di settore. Dove invece la contrattazione si svolge prevalentemente a livello aziendale, la copertura della contrattazione collettiva è generalmente bassa.
Le proposte della Commissione
L’iniziativa della Commissione a favore del dialogo sociale, elaborata in collaborazione con le parti sociali europee, comprende una proposta di raccomandazione del Consiglio, che stabilisce come i Paesi dell’Ue possono rafforzare ulteriormente il dialogo sociale e la contrattazione collettiva a livello nazionale, e una comunicazione sul rafforzamento e la promozione del dialogo sociale a livello di Unione. Le raccomandazioni agli Stati membri riguardano la necessità di: garantire la consultazione delle parti sociali per l’elaborazione e l’attuazione delle politiche economiche, occupazionali e sociali; incoraggiare le parti sociali a studiare le nuove forme di lavoro e occupazione atipica e a comunicare i vantaggi del dialogo sociale e dei contratti collettivi; sostenere le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro, assicurando loro l’accesso alle informazioni e il sostegno dei governi. A livello europeo, invece, la Commissione propone di: rafforzare il dialogo sociale settoriale modernizzandolo in collaborazione con le parti sociali; sostenere gli accordi tra le parti sociali; rafforzare la partecipazione delle parti sociali alla definizione delle politiche dell’Ue; rendere più efficace il sostegno tecnico e finanziario dell’Ue alle parti sociali. La Commissione invita inoltre le parti sociali a concludere un maggior numero di accordi e a migliorare la loro rappresentatività.
Le raccomandazioni adottate dal Consiglio dovranno trasformarsi in misure che gli Stati membri attueranno in accordo con le parti sociali.
Ces: passare dalle parole alle azioni
«Il dialogo sociale è una parte fondamentale della democrazia europea, poiché garantisce ai lavoratori di avere voce in capitolo sulle decisioni nei loro luoghi di lavoro e nelle industrie, nonché sulla direzione dell’intera economia» ha dichiarato il vicesegretario generale della Confederazione europea dei sindacati (Ces), Claes-Mikael Stahl, commentando favorevolmente l’iniziativa della Commissione. Nel ricordare il «valore pratico» che il dialogo sociale ha avuto durante la pandemia, «quando è stato fondamentale per trovare soluzioni, come i programmi di riduzione dell’orario lavorativo, che garantissero ai lavoratori e alle aziende di superare la crisi e riprendersi rapidamente», il rappresentante dei sindacati europei ha sottolineato come, nonostante ciò, sia in corso «da troppo tempo un ripensamento a livello europeo» e come il dialogo sociale venga «attivamente ostacolato in alcuni Stati membri». Quindi, sostiene la Ces, alcune delle misure proposte dalla Commissione riflettono l’intenzione di sostenere un dialogo sociale più forte a tutti i livelli, ma ciò dovrà essere seguito da un impegno costante: «Le misure annunciate dovrebbero integrare il dialogo sociale nel processo decisionale a livello europeo e nazionale, portando di conseguenza a una maggiore democrazia sul lavoro e a un’economia più equa. Ma ciò dipende dall’abbinamento delle parole giuste con l’azione per realizzare un’Europa veramente sociale».