Ue ancora poco solidale sulle migrazioni
Unhcr, Iom e Unicef chiedono interventi per evitare le tragedie nel Mediterraneo
Sono state 1200 le vittime delle migrazioni nel Mar Mediterraneo nei soli primi nove mesi di quest’anno, l’84% delle quali sulla rotta centrale che va dalle coste nordafricane verso quelle italiane, via migratoria che si conferma essere una delle più attive e pericolose a livello globale. La strage di migranti continua, dunque, nonostante i proclami dei responsabili politici europei e nazionali, una situazione che sarebbe addirittura peggiore senza il meritorio soccorso in mare svolto da imbarcazioni delle Ong e della guardia costiera italiana. Così, dal tragico naufragio di Lampedusa del 2013 in cui morirono 368 persone, commemorato lo scorso 2 ottobre, altri 24.000 migranti hanno perso la vita nel Mediterraneo. «È inaccettabile che bambini, donne e uomini, persone in fuga da guerre, violenze e persecuzioni, continuino a perdere la vita nel Mediterraneo. L’Europa deve dotarsi di un meccanismo più prevedibile e efficiente guidato dagli Stati per la ricerca e il salvataggio in mare e fare in modo che chi arriva in cerca di protezione possa trovarla e ricostruire la propria vita in dignità» sostengono i rappresentanti dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur-Unhcr), che insieme all’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e all’Unicef ha rivolto un appello all’Unione europea e ai suoi Stati membri per la creazione di «un’Europa più solidale». Le tre organizzazioni ribadiscono l’importanza di ampliare e garantire canali sicuri e regolari di asilo e migrazione, in modo da creare alternative sicure all’attraversamento in mare. «Alla luce del continuo numero di tragedie alle quali ancora assistiamo è importante ribadire come la salvaguardia della vita umana sia prioritaria rispetto a tutte le altre considerazioni afferenti la gestione del fenomeno migratorio e che il soccorso di persone in difficoltà è un principio fondamentale di umanità e solidarietà» sostiene la direzione dello Iom, mentre l’Unicef sottolinea la necessità di assicurare un sistema in grado di identificare tempestivamente le categorie più vulnerabili che arrivano in Italia e garantire assistenza specializzata a chi ha subito maltrattamenti e abusi: «Ancora oggi tra rifugiati e migranti che attraversano il Mediterraneo centrale contiamo molti minorenni, tra cui tante ragazze, spesso tra i soggetti più esposti al rischio di sfruttamento e violenza. Un’accoglienza adeguata, la presa in carico dei casi più vulnerabili, il reinserimento scolastico e l’inclusione sociale, compreso il contrasto alla discriminazione, restano la chiave per consentire loro un nuovo percorso nella società d’accoglienza».
Relazione 2022 su migrazione e asilo
Intanto la Commissione europea ha presentato la Relazione 2022 sulla migrazione e l’asilo , sottolineando come l’adozione del Patto sulla migrazione e l’asilo rimanga cruciale per ottenere progressi durevoli. La Relazione «evidenzia la necessità urgente di europeizzare la politica migratoria» osserva la commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson, aggiungendo: «Se vogliono controllare efficacemente le frontiere esterne nel rispetto dei diritti fondamentali, aiutare chi ne ha bisogno e soddisfare il fabbisogno di forza lavoro a lungo termine, gli Stati membri devono riconoscere che il solo modo di progredire nel settore migratorio è collaborare».
La guerra in Ucraina, con il più massiccio sfollamento in Europa dalla Seconda guerra mondiale, la strumentalizzazione della migrazione a scopi politici da parte del regime bielorusso, la pandemia e le restrizioni dei movimenti, nonché la pressione costante e crescente sulle rotte migratorie tradizionali, hanno costretto l’Ue ad affrontare una serie di problemi con gravi ripercussioni sulla migrazione, sull’asilo e sulla gestione delle frontiere. Ne è emersa, sottolinea la Relazione, la necessità di sottoporre a riforme strutturali il sistema di asilo e migrazione dell’Ue, «per dotare l’Unione degli strumenti necessari ad affrontare sia le situazioni di crisi che le tendenze a lungo termine».
Così, se al flusso improvviso di sfollati dall’Ucraina l’Ue ha risposto con oltre 4 milioni di registrazioni per protezione temporanea ai sensi del diritto nazionale degli Stati membri, sul fronte delle migrazioni “ordinarie” tutta l’attenzione sembra essere concentrata sul controllo delle frontiere esterne. La Commissione dichiara di continuare a monitorare gli sviluppi sulle principali rotte migratorie, osservando come la rotta del Mediterraneo centrale rimanga la più frequentata, ma siano anche raddoppiati i flussi irregolari lungo la rotta del Mediterraneo orientale e triplicati quelli verso i Balcani occidentali (decuplicati rispetto al 2019). Si segnala che sono state adottate una nuova architettura informatica e dell’interoperabilità, l’applicazione di una politica strategica strutturata in materia di visti e «misure importanti per la costruzione di un sistema comune dei rimpatri dell’Ue», con la nomina di un coordinatore per i rimpatri. Nel 2022, spiega la Relazione, «Frontex ha coordinato 210 operazioni di rimpatrio per 7210 cittadini di Paesi terzi tramite aerei charter organizzati dall’Agenzia e 10.115 tramite voli commerciali. Il 2022 ha visto le prime due operazioni guidate da Frontex per rimpatriare 40 migranti irregolari in Albania e 40 in Nigeria. Da aprile 2022 Frontex offre anche supporto per il reinserimento in 24 Paesi di origine».
La Commissione invita gli Stati membri ad attuare il meccanismo volontario di solidarietà e il Parlamento europeo e il Consiglio ad attuare la tabella di marcia comune, al fine di adottare entro marzo 2024 tutte le proposte per una risposta europea coordinata e collaborativa. «Gli sviluppi delle migrazioni richiedono che l’Ue agisca con forza e volontà politica collettiva, con ogni attore che si assume la responsabilità di gestire la migrazione con dignità, rispetto e solidarietà. È in questo modo che mostreremo un’Europa migliore, all’altezza delle sfide che dovremo affrontare nei prossimi anni» si legge nelle conclusioni della Relazione.
Colpisce tuttavia l’assenza di qualsiasi riferimento alle continue tragedie delle migrazioni e le conseguenti migliaia di vittime, quasi a voler esorcizzare da parte dell’esecutivo dell’Ue questa grave piaga per i diritti umani alle porte dell’Europa.