Serve un reddito minimo nell’UE

Raccomandazione per la riduzione della povertà e dell’esclusione sociale

Modernizzare i regimi di reddito minimo in tutti gli Stati membri dell’Ue in modo da renderli più efficaci, con l’obiettivo di sottrarre le persone alla povertà e allo stesso tempo promuovere l’integrazione nel mercato del lavoro di quanti sono in grado di lavorare. La sollecitazione giunge dalla Commissione europea con una proposta di raccomandazione che, se adottata dal Consiglio, impegnerà i Paesi dell’Ue ad attuare interventi migliorativi e a riferirne gli esiti periodicamente. La lotta alla povertà e all’esclusione sociale e il diritto a un reddito minimo adeguato svolgono un ruolo chiave nel Pilastro europeo dei diritti sociali, adottato dall’Ue nel 2021 e che al principio 14 dichiara: «Chiunque non abbia risorse sufficienti ha diritto a adeguate prestazioni di reddito minimo, che assicurino una vita dignitosa in tutte le fasi ed efficace accesso a beni e servizi abilitanti. Per chi può lavorare, i benefici di un reddito minimo dovrebbero essere combinati con incentivi al (re)inserimento nel mercato del lavoro». Secondo il Pilastro, entro il 2030 il numero di persone a rischio di povertà o esclusione sociale dovrebbe essere ridotto di almeno 15 milioni, di cui almeno 5 milioni di minori, mentre almeno il 78% delle persone di 20-64 anni dovrebbe avere un lavoro e il 60% degli adulti una formazione.

«Oggi più di una persona su cinque nell’Ue è a rischio di povertà e di esclusione sociale. In tutti gli Stati membri esistono regimi di reddito minimo, ma dalle analisi risulta che non sempre sono adeguati, raggiungono tutti coloro che ne hanno bisogno o motivano le persone a rientrare nel mercato del lavoro» ha dichiarato il commissario europeo per il Lavoro e i diritti sociali, Nicolas Schmit, secondo il quale in un contesto di aumento del costo della vita e di incertezza va garantito che le reti di sicurezza siano all’altezza e che i giovani si inseriscano nel mondo del lavoro, anche attraverso il sostegno al reddito, «in modo che non restino intrappolati in un circolo vizioso di esclusione».

Gli interventi richiesti

La Commissione fornisce agli Stati membri orientamenti sulle modalità per garantire che i propri regimi di reddito minimo siano efficaci nella lotta alla povertà e nella promozione dell’inclusione attiva nella società e nei mercati del lavoro. La prima indicazione riguarda l’adeguatezza del sostegno al reddito, il cui livello deve essere fissato in modo trasparente e riesaminato annualmente. In secondo luogo, deve essere migliorata la copertura del reddito minimo, con criteri di ammissibilità trasparenti, flessibili e non discriminatori, procedure di presentazione della domanda accessibili e di facile comprensione. Contemporaneamente la Commissione chiede che sia migliorato l’accesso a mercati del lavoro inclusivi, fornendo incentivi sufficienti a (ri)entrare e particolare attenzione al sostegno ai giovani adulti: l’obiettivo è che i regimi di reddito minimo aiutino le persone a trovare un lavoro e a mantenerlo, anche con la possibilità di combinare sostegno al reddito con reddito da lavoro per periodi brevi (periodi di prova o tirocini). Deve poi essere migliorato l’accesso ai servizi abilitanti ed essenziali, quali l’assistenza (sanitaria), la formazione e l’istruzione, nonché a servizi di inclusione sociale per chi ne ha bisogno. Si ritiene importante la promozione di un «sostegno personalizzato», attraverso una valutazione individuale e multidimensionale delle esigenze per individuare gli ostacoli all’inclusione sociale e/o all’occupazione, mentre i beneficiari dovrebbero ricevere un piano di inclusione che definisca obiettivi comuni, un calendario e un pacchetto di sostegno per raggiungerli. Il tutto, osserva la Commissione, dovrebbe avvenire aumentando l’efficacia della governance delle reti di sicurezza sociale a livello europeo, nazionale e locale nonché i meccanismi di monitoraggio e comunicazione.

Povertà e protezione sociale

Dopo i miglioramenti registrati fino al 2019, l’impatto socioeconomico della pandemia del 2020 ha ribaltato l’andamento nell’Ue, dove si stimano circa 95 milioni di persone a rischio povertà o esclusione sociale (21,5% circa della popolazione totale), con l’esclusione più diffusa tra le donne rispetto agli uomini (22,3% rispetto al 20,6%), persone con disabilità e appartenenti a minoranze etniche. Inoltre, le conseguenze della guerra in Ucraina e l’aumento dei costi di materie prime ed energia stanno ulteriormente peggiorando la situazione. Le proiezioni indicano un aumento delle disparità di reddito nel periodo 2019-2025 e senza cambiamenti nelle politiche si prevede che i sistemi fiscali e previdenziali della maggior parte degli Stati membri saranno in grado di attutire solo in parte le conseguenze distributive dei cambiamenti strutturali. Esistono però grandi differenze tra gli Stati membri per quanto riguarda la capacità (o l’efficacia) dei sistemi di protezione sociale a far fronte agli shock economici: mentre l’impatto dei trasferimenti sociali (escluse le pensioni) sulla diminuzione della povertà era nel 2020 superiore o vicina al 50% in Irlanda, Finlandia e Francia, è rimasta al di sotto del 25% in Romania, Bulgaria, Croazia, Malta, Italia e Lettonia. In particolare, si registrano sostanziali differenze nell’adeguatezza del sostegno al reddito delle famiglie.

Ces: reddito minimo, ma anche salario minimo

«L’Ue ha bisogno di un reddito minimo adeguato ora» sostiene la Confederazione europea dei sindacati (Ces), che chiede agli Stati membri di adottare la raccomandazione della Commissione europea «con urgenza e non aspettare altri 8 anni prima di implementarla». Secondo la segretaria confederale Liina Carr, infatti, «l’aumento dei prezzi ha colpito più duramente le persone in condizioni di povertà e i poveri non possono aspettare fino al 2030 per l’attuazione delle raccomandazioni».

Ma, osservano i sindacati europei, «sebbene un adeguato sostegno al reddito sia vitale per milioni di lavoratori, l’Ue deve anche garantire che in tutti gli Stati membri i salari del lavoro garantiscano una vita senza povertà. Per questo la Ces ritiene che la raccomandazione sul sostegno al reddito minimo debba essere accompagnata dall’adozione e dalla piena attuazione della direttiva sul salario minimo adeguato, che sostiene anche la contrattazione collettiva.