Nuova direttiva sulla libera circolazione dei lavoratori

Il Parlamento europeo ha approvato il 16 aprile scorso un progetto di legge, già concordato col Consiglio, sul distacco dei lavoratori dislocati temporaneamente all’estero. I negoziatori dell’Europarlamento hanno rafforzato la proposta iniziale chiarendo le norme per le imprese, distinguendo fra dislocazioni vere e tentativi di aggirare la legge e dando agli Stati una certa flessibilità nelle esecuzioni delle ispezioni. Appaltatori e subappaltatori dell’edilizia, il settore più colpito dagli abusi, saranno responsabili per le violazioni del diritto del lavoro.

Le nuove norme mirano a migliorare l’applicazione della direttiva del 1996 sulle condizioni di lavoro dei lavoratori dislocati da un Paese dell’Ue all’altro per fornire servizi per un periodo limitato, così da evitare abusi. Si è cercato di trovare un equilibrio tra la libertà di prestazione di servizi e la tutela dei lavoratori distaccati.

Per facilitare il rispetto delle norme, il Parlamento ha inserito un elenco non esaustivo di criteri per aiutare gli Stati membri a valutare se un dislocamento è autentico o è solo un tentativo di aggirare la legge; ha inoltre introdotto una definizione di “falso lavoro autonomo”, un tipo di abuso che sfrutta il fatto che molte norme sulle condizioni di lavoro, che devono essere garantite ai sensi della direttiva, non sono applicate sistematicamente ai lavoratori autonomi.

Molto critici invece i sindacati europei: «Nella migliore delle ipotesi il Parlamento europeo ha fallito a rafforzare l’applicazione di ciò che sono diritti deboli e minimi per coloro che lavorano temporaneamente in altri Stati membri, nella peggiore mina la capacità di quegli Stati membri che cercano di far rispettare la presente direttiva a farlo in futuro» ha dichiarato Bernadette Segol, segretario generale della Confederazione europea dei sindacati (Ces), secondo la quale «invece di non rafforzare l’applicazione della direttiva debole i deputati dovrebbero esigere una direttiva forte sui lavoratori distaccati e il chiaro riconoscimento da parte dell’Ue che il mercato interno non è più importante dei diritti dei lavoratori».

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