Controtendenza italiana
L’ultimo sondaggio Eurobarometro evidenzia un «cauto ottimismo» dei cittadini europei nei confronti dell’Ue, ma non in Italia
Cosa pensano i cittadini europei del processo di costruzione politica, economica e sociale rappresentato dall’Unione europea e dal suo funzionamento? In attesa di scoprirlo in modo esplicito con l’esito delle elezioni europee del maggio prossimo, uno strumento che consente di sondare umori e percezioni degli europei è l’Eurobarometro Standard, sondaggio periodico condotto in tutti gli Stati membri sui principali temi della politica europea e sulle tematiche di attualità.
Secondo i dati resi noti recentemente, raccolti con oltre 32.000 interviste effettuate nel novembre 2013, in Europa si sta diffondendo un «cauto ottimismo». Oltre la metà dei cittadini europei intervistati (51%) si dichiara infatti ottimista riguardo al futuro dell’Ue (2% in più rispetto alla primavera 2013) e il 43% ritiene che l’Ue stia andando nella giusta direzione per uscire dalla crisi e far fronte alle nuove sfide globali (+1%). Il «cauto ottimismo» è evidenziato soprattutto dall’aumento significativo della percentuale di europei secondo cui l’impatto della crisi sull’occupazione ha già raggiunto il suo apice (percentuale passata dal 36% al 40% in sei mesi). Restano naturalmente preoccupazioni diffuse soprattutto rispetto alla situazione economica generale, alla disoccupazione e allo stato delle finanze pubbliche degli Stati membri, considerate le questioni più urgenti che l’Ue deve affrontare, ma dal sondaggio pare emergere comunque una lieve ripresa della fiducia nell’Ue da parte dei suoi cittadini. D’altro canto non va però dimenticato che il dato positivo evidenziato dall’Eurobarometro riguarda poco più della metà dei cittadini, mentre nell’altra metà vari sondaggi di altro tipo segnalano un aumento dell’euroscetticismo: saranno le urne elettorali a verificare la situazione reale.
Passando invece dai dati complessivi dell’Eurobarometro a quelli nazionali dei singoli Stati membri dell’Ue emerge un’Italia in netta controtendenza.
La maggior parte del campione intervistato in Italia (52%) è infatti pessimista sul futuro dell’Ue e associa Bruxelles con la troppa burocrazia (60%). Il disincanto arriva al punto di far dire al 53% degli intervistati italiani di non sentirsi cittadini europei.
Il 79% ritiene che le proprie opinioni non siano rappresentate nell’Ue (+1%), mentre il 55% pensa che l’Unione europea non vada nella giusta direzione (+9%). Tre italiani su quattro (75%) si ritengono inoltre non sufficientemente informati sulle questioni europee, posizione di cui andrebbe tenuto conto al fine di produrre maggiori sforzi in termini di comunicazione chiara e diretta sia da parte delle istituzioni europee che da parte degli Stati membri dell’Ue.
Questa percezione generalmente negativa espressa dagli italiani nei confronti dell’Ue è fortemente condizionata dalla sfiducia che si registra verso le istituzioni, osservano gli autori dell’Eurobarometro italiano: «Nel contesto della crisi economica perdurante, il calo di fiducia riguarda tutte le istituzioni a livello regionale, nazionale ed europeo. Infatti, la fiducia nella Commissione europea passa dal 35% al 32%, quella nel Parlamento europeo dal 41% al 36%. Quella espressa alle istituzioni dell’Ue resta tuttavia 3 volte più elevata della fiducia nei confronti delle istituzioni nazionali e regionali. Governo e Parlamento nazionali suscitano la fiducia di appena il 10% del campione (in calo rispettivamente dall’11% e dal 12% del sondaggio precedente), le autorità locali e regionali del 14% (in calo dal 15%)».
Naturalmente è il perdurare della crisi economica e sociale a influenzare i giudizi degli italiani anche nei confronti dell’Unione europea, considerata spesso corresponsabile con i vincoli e le regole imposti a livello nazionale. Ad esempio, se la disoccupazione è secondo gli italiani intervistati il problema da affrontare prioritariamente (49% del campione), essi ritengono che l’Europa non faccia abbastanza al riguardo (64%). Anzi, vedono l’Unione europea come fautrice delle politiche del rigore condotte negli ultimi anni (59%). La situazione economica ha in effetti inciso sul potere d’acquisto degli italiani che infatti pongono in cima alle proprie preoccupazioni personali l’inflazione (41%) e la pressione fiscale (38%).
A fronte di una situazione economica difficile, gli italiani difendono però in maggioranza l’euro, che resta un punto fermo (53%): oltre un terzo del campione (36%) si spinge fino a identificare addirittura l’intera Ue nella moneta unica. «Le opinioni sull’Ue risentono non solo degli anni di crisi, ma anche della percezione di un disinteresse europeo alle problematiche italiane» sottolineano gli autori del sondaggio, secondo i quali «le critiche rivolte all’Ue si sposano, tuttavia, con la richiesta di maggiore integrazione e con il desiderio di un salto di qualità dell’Ue. Gli italiani vogliono più Europa, non meno Europa. La maggioranza relativa (40%) preme infatti per un’Europa federalista. Molti di più vogliono una politica estera comune (61%) e una politica europea di sicurezza e difesa (68%)».
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