Il Consiglio d’Europa richiama l’Ue sui diritti dei migranti
«L’esternazione da parte dell’Unione europea delle politiche di controllo delle frontiere esterne ha effetti deleteri sui diritti dell’uomo, in particolar modo sul diritto di lasciare un Paese, condizione preliminare e necessaria per il pieno godimento degli altri diritti, specialmente del diritto di richiedere asilo»: è quanto dichiarato dal commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muižnieks, in occasione della pubblicazione di uno studio dedicato al diritto di lasciare un Paese.
Secondo il commissario del Consiglio d’Europa, l’Ue ha adottato un approccio di controllo delle frontiere e dell’immigrazione che «suscita gravi preoccupazioni», perché «porta Paesi terzi a modificare la propria legislazione e le proprie pratiche in un modo in cui c’è il rischio di implicare violazioni dei diritti umani, specialmente del diritto di lasciare un Paese, del divieto delle espulsioni collettive e del diritto di chiedere asilo e di beneficiarne».
Tra le misure che suscitano preoccupazioni per il Consiglio d’Europa figurano la schedatura etnica nei punti di passaggio delle frontiere, le sanzioni imposte alle compagnie aeree che non effettuano attività di polizia, la confisca dei documenti di viaggio, gli accordi di riammissione e la pratica illegale e molto problematica del rimpatrio, che consiste nell’intercettare persone in mare o in frontiere su terra e nel rimandarle nei luoghi di partenza.
«Le conseguenze di queste misure sono particolarmente evidenti nei Balcani occidentali, dove i Paesi sono fortemente incitati a ridurre il numero dei propri cittadini che richiedono asilo nell’Ue: qualunque Stato che non ottemperi rischia di vedersi reintrodurre l’obbligo dei visti per tutti i propri espatriati. Non stupisce dunque che alcuni Stati della regione limitino le partenze di persone sospettate di voler chiedere asilo, di cui la maggior parte sono rom».
È altresì preoccupante che l’Ue finanzi Centri che accolgono gli espatriati di Paesi terzi e che incoraggi i Paesi limitrofi ad attuare sistemi di controllo elaborati per evitare che i propri espatriati lascino il proprio territorio.
Infine, osserva il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, le guardie di frontiera degli Stati membri dell’Ue conducono operazioni in mare per allontanare i migranti dalle frontiere comunitarie, così come alle frontiere su terra tra gli Stati terzi, in modo che gli espatriati di questi Stati non raggiungano mai le frontiere dell’Ue, centinaia di chilometri più lontane. «Senza dubitare dell’attenzione dell’Ue ai diritti umani e alle libertà fondamentali, ci si può domandare se tali attività di controllo delle frontiere siano compatibili con le norme universali ed europee relative ai diritti umani. È tempo che l’Ue renda le proprie politiche di controllo delle frontiere più rispettose dei diritti umani, più trasparenti e più responsabili» ha concluso il rappresentante del Consiglio d’Europa.
Informazioni: http://hub.coe.int/it