Dimensione sociale dell’UEM: il parere dei sindacati europei

Pubblichiamo di seguito la Dichiarazione sulla dimensione sociale dell’Uem adottata il 5 marzo 2013 dal Comitato esecutivo della Confederazione europea dei sindacati (Ces).

La Confederazione europea dei sindacati (Ces) ritiene che la proposta di discutere una dimensione sociale dell’Unione economica e monetaria (Uem) sia troppo restrittiva. Il nostro impegno nei confronti del processo di integrazione europea dipende dal fatto che l’Europa non è una zona di libero scambio, ma un territorio in cui gli obiettivi sono il progresso economico e sociale. Quindi un dibattito sulla dimensione sociale dell’Uem è accettabile solo se si avvia il progresso sociale in tutta l’Unione europea.

La Ces si oppone alle politiche di austerità in corso, che sono attuate a danno dei lavoratori e dei cittadini. Ciò non è accettabile. Queste politiche sono anche controproducenti e stanno avendo un impatto negativo sull’economia dell’Ue. Il settore finanziario è stato salvato ad un costo insostenibile, senza un cambiamento di tali politiche non ci può essere una dimensione sociale nell’Unione europea o nella Uem. La Ces continuerà a mobilitarsi a tal fine.

La Ces ritiene che una tabella di marcia sulla dimensione sociale dell’Uem, nel quadro di un aumento del coordinamento politico, dovrebbe mirare a una convergenza verso l’alto per affrontare le disuguaglianze, la povertà, la disoccupazione e il lavoro precario che sono eticamente inaccettabili e stanno creando un’emergenza sociale. Non ci può essere una governance economica sostenibile e il coordinamento delle politiche se queste ingiustizie non vengono affrontate.

La Ces chiede nuovi investimenti su larga scala pari ad almeno l’1% del Pil dell’Unione europea ogni anno per promuovere la crescita sostenibile e l’occupazione. Le proposte dell’attuale quadro finanziario pluriennale sono un passo indietro e del tutto inadeguate per raggiungere i nostri obiettivi.

La Cessottolinea con forza che le parti sociali devono essere incluse e pienamente coinvolte in condizioni di parità nel dibattito sulla progettazione di nuovi strumenti di coordinamento. Dovrebbero essere attivate in tutte le fasi efficaci garanzie che i diritti sindacali e i diritti fondamentali siano rispettati e promossi, in particolare l’autonomia della contrattazione collettiva.

Accordi contrattuali, che violano gli accordi collettivi, le relazioni industriali e il dialogo sociale, sono stati messi in atto in modo non democratico e hanno imposto un mix di politica errata. La Ces si oppone a questo approccio ingiusto e antidemocratico.

Sulla base del patto sociale che ha già proposto, la Ces svilupperà ulteriormente la sua posizione e continuerà a sostenere le sue politiche nel contesto del dibattito sulla dimensione sociale dell’Ue e dell’Uem.

Fonte:http://www.etuc.org

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