Clima economico in peggioramento
Dopo quasi un semestre di pallida ripresa della fiducia economica degli operatori di tutti i settori dell’economia europea, il clima economico della primavera 2013 è nuovamente peggiorato. Nel mese di marzo, infatti, l’indicatore del clima economico (EconomicSentimentIndicator – Esi) è diminuito sia nell’area dell’euro che nell’Ue, bloccando così una ripresa costante avviata nel novembre dello scorso anno. L’indicatore Esi è infatti diminuito di 1,1 punti nella zona euro (scendendo a 90) e di 0,6 punti nell’intera Unione europea (passando a 91,4).
Fiducia al ribasso nella zona euro
Nell’area dell’euro il crollo dell’indicatore del clima economico è stato provocato da diminuzioni in tutti i settori di attività, mentre invece la fiducia dei consumatori è rimasta sostanzialmente stabile. Il clima economico è peggiorato in tre delle cinque maggiori economie dell’area dell’euro, vale a dire Francia (-1,7), Germania (-1,6) e Spagna (-0,9), mentre è rimasto sostanzialmente stabile nei Paesi Bassi (-0,3) ed è migliorato in Italia (+1,4).
In particolare, la diminuzione della fiducia nel settore industriale (-1,2) è il risultato di una valutazione molto più negativa del livello corrente del portafoglio ordini complessivo e di una valutazione leggermente peggiorata delle scorte di prodotti finiti, mentre le attese di produzione sono rimaste praticamente invariate. La produzione passata e l’attuale livello di ordini di esportazione, che non sono inclusi nel clima di fiducia, sono stati valutati in modo sfavorevole.
Anche nel settore dei servizi si è interrotta la tendenza al rialzo della fiducia osservata dall’ottobre 2012, con un calo in marzo di 1,4 punti percentuali risultato di un marcato peggioramento delle aspettative di domanda.
Così come è calata la fiducia del commercio al dettaglio (-1,5), calo provocato da un peggioramento della valutazione di tutte e tre le componenti: l’attuale situazione di mercato, le aspettative di business e (in minor misura) il volume delle scorte.
Nel settore delle costruzioni il clima economico è peggiorato in marzo in modo contenuto (-0,6), anche in questo caso per le valutazioni negative del portafoglio ordini e delle aspettative di occupazione.
La fiducia nel settore dei servizi finanziari (non incluso nell’indicatore Esi) è scesa di 1,1 punti: mentre le aspettative della domanda migliorano, la situazione e la domanda dei mesi precedenti sono state valutate negativamente. È rimasta invece sostanzialmente stabile (+0,1) la fiducia dei consumatori, meno pessimisti per quanto riguarda le aspettative occupazionali e invece più pessimisti rispetto alle aspettative di risparmio nel corso dei prossimi 12 mesi. Invariata anche l’opinione dei consumatori sulla futura situazione economica generale e sulla futura situazione finanziaria delle loro famiglie.
I Piani per l’occupazione nei Paesi della zona euro sono stati leggermente rivisti al ribasso in edilizia, rimanendo sostanzialmente invariati negli altri settori di attività. Le aspettative sul prezzo di vendita sono diminuite nell’industria, aumentate nelle costruzioni e nel commercio al dettaglio e rimaste sostanzialmente stabili nei servizi.
Situazione simile nell’intera Ue
Prendendo in considerazione non solo i 17 Paesi dell’euro ma invece tutti e 27 gli Stati membri dell’Unione europea gli sviluppi del clima economico differiscono solo parzialmente. La diminuzione complessiva dell’indicatore Esi in marzo è stata infatti leggermente inferiore (-0,6 anziché -1,1). Considerando i settori economici, la ragione di questa differenza è da ricondurre soprattutto a un continuo miglioramento della fiducia nell’intera Ue nel settore dei servizi (+1,1) e ad uno sviluppo sostanzialmente stabile nelle costruzioni (+0,3). Facendo invece riferimento agli Stati membri, la ragione principale della differenza tra Uem e Ue sta nel miglioramento della fiducia nei due più grandi Paesi dell’Ue non appartenenti alla zona euro, cioè il Regno Unito (+1,1) e la Polonia (+1,7).
Un lieve miglioramento della fiducia si è registrato nel settore dei servizi finanziari dell’Ue (+0,4), mentre a differenza della zona euro sono peggiorati i piani di occupazione nell’industria e nei servizi, con un miglioramento nel commercio al dettaglio. Le aspettative sui prezzi dei consumatori, rimaste stabili nella zona euro, sono invece peggiorate nel quadro più ampio dell’intera Ue.
Informazioni:
http://ec.europa.eu/economy_finance/db_indicators/surveys/index_en.htm
BCE: DISOCCUPAZIONE GRAVE, INTENSIFICARE RIFORME STRUTTURALI
«La crisi economica e finanziaria continua a gravare sul mercato del lavoro nell’area dell’euro. Nel quarto trimestre del 2012 l’occupazione è diminuita ancora, mentre il tasso di disoccupazione ha continuato a crescere, raggiungendo livelli senza precedenti. Secondo varie stime, sia il tasso di disoccupazione strutturale sia l’unemployment gap sono aumentati sensibilmente negli ultimi anni. I dati delle indagini segnalano un ulteriore calo dei posti di lavoro nel primo trimestre del 2013». Il quadro fornito dalla Banca centrale europea (Bce) nel suo bollettino di aprile non è incoraggiante.
Anche sul fronte dei consumi la Bce ritiene che «la spesa rimarrà debole», dopo che nel quarto trimestre del 2012 sono diminuiti dello 0,4% rispetto al periodo precedente.
Secondo la Bce «è fondamentale che i governi dell’area dell’euro intensifichino l’attuazione delle riforme strutturali a livello nazionale e rafforzino la governance dell’area, ivi compresa la realizzazione dell’unione bancaria». In sostanza, afferma la Banca centrale europea, i governi dell’Ue dovrebbero «moltiplicare gli sforzi per ridurre i disavanzi pubblici e proseguire le riforme strutturali; in tal modo la sostenibilità dei conti e la crescita economica si rafforzeranno reciprocamente». È però necessario che le strategie di bilancio siano «integrate da riforme strutturali favorevoli alla crescita, ambiziose e di ampio respiro e interessino i mercati dei beni e servizi, compresi i servizi su rete, i mercati del lavoro e la modernizzazione della pubblica amministrazione» aggiunge la Bce, secondo cui «per promuovere l’occupazione, il processo di formazione dei salari dovrebbe divenire più flessibile e meglio allineato alla produttività». Tutte riforme che, secondo la Bce, «aiuteranno i Paesi negli sforzi tesi a recuperare competitività, porre le basi per una crescita sostenibile e favorire il ripristino della fiducia sul piano macroeconomico».
Informazioni:http://www.ecb.int