Previsioni intermedie: recessione e incertezza
L’inatteso arresto della ripresa alla fine del 2011 dovrebbe proseguire nei primi due trimestri del 2012. Tuttavia, una modesta crescita è prevista nel secondo semestre dell’anno. Nel 2012 la crescita del Pil reale su base annua dovrebbe rimanere invariata nell’Ue (0%) e ridursi dello 0,3% nell’area dell’euro.
È quanto rileva la Commissione europea nelle sue previsioni economiche intermedie, studio pubblicato il 23 febbraio 2012.
L’incertezza rimane forte a livello europeo e diseguale è l’andamento economico nei vari Paesi dell’Ue e della zona euro. Le previsioni relative all’inflazione per il 2012, riviste leggermente al rialzo rispetto all’autunno, a causa del persistere di prezzi elevati dell’energia e degli aumenti delle imposte indirette, indicano attualmente un tasso di inflazione al 2,3% nell’Ue e al 2,1% nell’area dell’euro.
«Nonostante l’arresto della crescita, si intravvedono segnali di stabilizzazione dell’economia europea. Il clima economico rimane a livelli bassi, ma le tensioni sui mercati finanziari si stanno allentando» ha dichiarato il commissario europeo responsabile per gli Affari economici e monetari, Olli Rehn, presentando le previsioni economiche dell’esecutivo dell’Ue e aggiungendo: «Molte delle misure essenziali per garantire la stabilità finanziaria e creare le condizioni per una crescita più sostenibile e per la creazione di posti di lavoro sono state adottate. Con un’azione decisa possiamo superare la crisi e procedere dalla stabilizzazione allo stimolo alla crescita e alla creazione di posti di lavoro».
Riviste al ribasso
le previsioni di crescita
A fronte dell’affievolirsi della spinta alla crescita e del persistere di bassi livelli di fiducia, secondo la Commissione europea dunque nel 2012 il Pil reale dovrebbe restare invariato nell’Ue (0,0%) e diminuire dello 0,3% nell’area dell’euro. Si tratta di una revisione al ribasso di 0,6 punti percentuali per l’UE e di 0,8 punti percentuali per l’area dell’euro rispetto alle previsioni d’autunno, pubblicate nel novembre 2011.
Se si esaminano poi i singoli Stati membri, il divario di crescita rimane pronunciato. Secondo le previsioni, nel 2012 la crescita del Pil dovrebbe essere negativa in nove Paesi, rimanere invariata in uno ed essere positiva negli altri diciassette. I livelli più elevati di crescita saranno registrati in Lettonia, Lituania e Polonia e i livelli più bassi in Grecia e Portogallo.
Prospettive della domanda interna e mondiale
Le prospettive sono condizionate da un’economia mondiale meno favorevole, mentre l’indebolimento in atto della domanda mondiale peserà sulle esportazioni nette. La fiducia delle imprese e dei consumatori dell’Ue è ancora a livelli bassi, nonostante il recente lieve miglioramento osservato dopo i segnali di stabilizzazione registrati nel settore finanziario.
Politiche credibili nei Paesi vulnerabili e il crescente riconoscimento dei continui progressi nell’affrontare la crisi del debito sovrano hanno contribuito a stabilizzare i mercati. Recentemente, per alcuni Paesi, la percezione del rischio sovrano si è leggermente ridotta, ma i differenziali rimangono elevati e le condizioni creditizie per il settore privato sono diventate più restrittive.
Mentre la situazione dei mercati finanziari dell’Ue rimane fragile, e l’incertezza si fa ancora sentire pesantemente sugli investimenti privati e sui consumi, il rischio di una stretta creditizia è stato ridotto, osserva la Commissione, «in gran parte grazie alle misure di liquidità adottate dalla Bce». Inoltre, tenuto conto del calo della domanda, le condizioni creditizie non dovrebbero limitare gli investimenti e i consumi nel corso del periodo di riferimento.
Nel complesso, si prevedono un graduale ripristino della fiducia e la ripresa degli investimenti e dei consumi nel secondo semestre del 2012.
L’inflazione cala
solo gradualmente
A causa del persistere di prezzi dell’energia elevati, l’inflazione è rimasta superiore alle previsioni d’autunno. Con l’inflazione di fondo stabilizzatasi a circa il 2% e i recenti aumenti delle imposte indirette che impediscono il rapido calo della pressione sui prezzi, l’inflazione generale Ipca (Indice dei prezzi al consumo armonizzato) ha registrato una riduzione più graduale del previsto.
A causa del previsto calo dell’attività economica, prevede la Commissione europea, l’inflazione dovrebbe continuare a ridursi lentamente nel corso del periodo di riferimento. Così, per l’intero 2012 il tasso di inflazione Ipca dovrebbe attestarsi al 2,3% nell’Ue e al 2,1% nell’area dell’euro.
Valutazione del rischio
Se l’aggravarsi della crisi del debito sovrano dovesse determinare in ultimo una stretta creditizia e il crollo della domanda interna, ciò comporterebbe probabilmente una prolungata fase di profonda recessione. Tra le possibili evoluzioni con effetto di aumento sul Pil rientrano una ripresa della fiducia più forte del previsto e una domanda mondiale più resiliente.
Per quanto riguarda l’inflazione, i rischi sembrano nel complesso compensarsi. L’andamento al ribasso sarebbe soprattutto legato ad un calo del Pil più netto del previsto, che attenuerebbe a sua volta la sottostante dinamica dei prezzi. Effetti al rialzo potrebbero venire dall’interruzione dell’approvvigionamento di petrolio a causa di tensioni geopolitiche e da una domanda più forte del previsto da parte dei mercati emergenti, che potrebbero alimentare l’inflazione dei prezzi dei combustibili.
(Fonte: http://europa.eu/rapid)
Informazioni:
http://ec.europa.eu/economy_finance
EVITATO IL FALLIMENTO DELLA GRECIA
«Accolgo con favore i notevoli progressi realizzati nella preparazione del secondo adeguamento del programma greco e, con particolare favore, la valutazione dettagliata della Troika secondo cui la Grecia ha attuato in modo soddisfacente tutte le azioni approvate precedentemente». Con queste parole pronunciate il 9 marzo 2012 dal presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, è stato decretato il cosiddetto “salvataggio della Grecia”, messo fortemente in discussione negli ultimi mesi e che ha provocato notevoli tensioni sociali nel Paese.
Le autorità di Atene sono dunque riuscite a dimezzare il debito in mano ai privati da 206 a 100 miliardi di euro (a fronte di un debito complessivo di 368 miliardi). Si tratta del primo passo per portare il rapporto debito/Pil del Paese al 120% entro il 2020.
L’esito positivo è stato reso possibile da un’adesione intorno al 95% all’operazione di cosiddetto bond swap, lanciata dalle autorità greche il 24 febbraio e che scadeva la sera dell’8 marzo: si trattava di una parte essenziale del secondo piano di salvataggio internazionale della Grecia ed era perciò fondamentale per sbloccare l’erogazione del pacchetto di aiuti da 130 miliardi di euro dai Paesi dell’Eurozona e dal Fondo monetario internazionale; se l’operazione non fosse andata a buon fine la Grecia avrebbe affrontato il default (fallimento) entro il 20 marzo, data in cui era prevista una scadenza di titoli per 14 miliardi.
Ma cos’è lo swap? Secondo la spiegazione fornita dal quotidiano economico “Il Sole 24 ore”, lo swap «è un baratto che consiste in questo: la parte A paga periodicamente una somma alla parte B, e la parte B in cambio si impegna a rifondere alla parte A il valore facciale di un titolo C, nel caso il debitore C vada in bancarotta. Insomma, A ha comprato l’obbligazione emessa da C, ma A vuole esser sicuro che C rimborsi il capitale alla scadenza. La finanza ha creato questo strumento di copertura del rischio, e il credit default swap è in effetti come una polizza di assicurazione».
Nel caso della Grecia lo swap era rivolto agli investitori privati (banche e singoli risparmiatori) titolari di 184 miliardi di bond emessi sotto la legislazione greca, 21,3 miliardi emessi in regime normativo anglosassone e titoli per 3 miliardi emessi da aziende pubbliche di Atene. Per ogni 1000 euro di capitale investito, il titolare del bond riceverà 20 nuovi bond emessi dalla Grecia per un valore di 315 euro e due bond zero-coupon del Fondo europeo di stabilità per 150 euro. La perdita sull’investimento iniziale è così del 53,5%. Il passivo si allarga poi al 75% a causa delle cedole ridotte e le scadenze allungate collegate ai nuovi titoli ellenici. I bond scadranno nel 2042, renderanno il 2% dal 2012 al 2015, il 3% dal 2016 al 2020, il 3,65% nel 2021 e il 4,13% negli anni successivi. Dall’undicesimo anno in poi, verrà rimborsato il 5% del capitale ogni anno.
Come ha sottolineato il ministro delle Finanze greco, Evangelos Venizelos, i creditori non recupereranno il loro credito totalmente, «crederci è un pensiero ingenuo», anche per questo il ministro ha aggiunto: «Vorrei esprimere il mio apprezzamento a tutti i nostri creditori che hanno supportato l’ambizioso programma di riforma e adeguamento e che hanno condiviso i sacrifici del popolo greco in questo storico sforzo».
Indice del buon esito dell’operazione greca sono le parole del sempre scettico ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaueble, il quale ha parlato di «grosso passo avanti», aggiungendo: «Non sono euforico, non c’è ragione per l’euforia. Non pensiamo che la crisi sia risolta, ma siamo sulla buona strada e ce la faremo». Piena soddisfazione è invece stata espressa dal commissario europeo agli Affari economici dell’Ue, Olli Rehn, da sempre uno tra i più ottimisti sull’esito dell’operazione di salvataggio della Grecia: «L’adesione dei privati allo swap del debito sovrano greco è stata largamente positiva, ora mi aspetto che le autorità greche mantengano il loro forte impegno sul programma di aggiustamento economico e a mettere rigorosamente e tempestivamente in atto il pacchetto di riforme».