l’Unione
rinnovata: i nuovi Parlamento e Commissione
Negli ultimi mesi l’Unione
europea ha completamente rinnovato le sue istituzioni. Con la riunificazione
europea dello scorso 1° maggio il Consiglio europeo si è esteso, passando dai
precedenti 15 capi di Stato e di governo agli attuali 25. Le elezioni tenutesi
nel giugno scorso in tutti i 25 Stati membri hanno portato alla formazione di un
nuovo Parlamento europeo, giunto alla sua sesta legislatura che durerà fino al
2009, che si è riunito nella sua prima sessione plenaria lo scorso 14 settembre
sotto la guida del neo-presidente Josep Borrell. Alla fine di ottobre, poi, è
scaduto il mandato della Commissione europea presieduta da Romano Prodi e il 1°
novembre 2004 entra in carica la nuova Commissione del neo-presidente José
Manuel Barroso.
Il nuovo corso di Parlamento e
Commissione, a cui dedichiamo questo inserto di “euronote”, non è però
iniziato nel migliore dei modi: un Parlamento spaccato e una Commissione nella
tempesta già prima di prendere il largo. I contrasti tra le due rinnovate
istituzioni europee, e al loro interno, si sono verificati già al primo
rapporto, cioè in occasione delle audizioni che i nuovi commissari designati da
Barroso hanno tenuto, secondo prassi, di fronte alle commissioni parlamentari (vedi
pag. VII). Si annuncia dunque un rapporto interistituzionale difficile ma,
prima di archiviare quanto verificatosi negli ultimi anni di vita dell’Ue,
riteniamo utile ricordare i passaggi principali del “governo” europeo sotto
la guida di Romano Prodi.
Ue consolidata al suo interno
Negli ultimi cinque anni l’Ue
si è indubbiamente rafforzata al suo interno. Con l’introduzione dell’euro
è stata rafforzata la dimensione federale dell’Unione, cioè la sua
dimensione politica non solo all’interno dell’Europa ma anche, e forse più
ancora, nel mondo. Dopo una lunga ed accurata preparazione, poi, lo scorso 1°
maggio l’Ue ha realizzato un ampliamento storico non solo per le sue
dimensioni, ma perché esso ha avviato a compimento l’unificazione
dell’Europa. Ricorda Prodi che, quando nel 1999 annunciò l’allargamento
dell’UE a 6 Paesi (che poi diventarono 10), il suo discorso «era
impopolarissimo e non ci credeva nessuno. L’abbiamo fatto…con un lavoro impressionante, mai successo nella storia e con questo
nostro lavoro noi abbiamo esportato democrazia». Un’altra vicenda importante è giunta a parziale compimento: la
nuova Costituzione europea che deve ora affrontare il percorso di ratifica nei
25 Paesi dell’Unione. Si tratta di un Trattato costituzionale certamente
criticabile e migliorabile, ma va comunque segnalato come sia nato da un lavoro
corale di molti attori istituzionali europei e nazionali, che ha visto un forte
impegno della Commissione Prodi in favore di un’Unione solidale e
sopranazionale contro le resistenze di rinati nazionalismi e localismi.
dialogo
difficile con il mondo
Più
problematico il bilancio dell’azione esterna dell’Unione, versante sul quale
essa è dotata di più deboli competenze, fatto di cui ha fortemente risentito
la Commissione Prodi. Chiamato ad operare in un “mondo fuori controllo”,
Romano Prodi ha scelto la strada del gradualismo senza tuttavia tacere dinanzi
all’arroganza unilaterale dell’amministrazione Bush e all’inquietante
atteggiamento di Putin. Ai confini dell’Ue, la Commissione Prodi ha
contribuito alla decisione definitiva dell’apertura dell’Unione ai Balcani,
rilanciato una politica di cooperazione nell’area mediterranea e, alla fine
del suo mandato, ha proposto al Consiglio europeo di aprire i negoziati di
adesione con la Turchia. E’ così iniziata una nuova fase storica
dell’Unione che, lasciatasi alle spalle le dimensioni modeste dei 6 Paesi
fondatori, si avvia ad aggregare, con modalità in parte ancora da inventare,
l’intero continente europeo. La strada è ancora lunga e complessa, ma si
possono già immaginare canali che porteranno forse in futuro verso l’Ucraina,
la Moldova, la Bielorussia, la Georgia, l’Armenia.
strumenti
scarsi in politica estera
In queste strategie si possono
individuare sforzi per ricostruire un mondo multilaterale, garanzia di dialogo e
di pace. Dialogo oggi minacciato da guerre e fondamentalismi, religiosi e laici,
che stanno mietendo vittime e creando diffusa instabilità. Su questo fronte
l’Unione deve dotarsi di più forti poteri federali in materia di politica
estera e di difesa. Con gli Usa e la Russia, la Commissione Prodi ha saputo
trovare parole forti che hanno restituito dignità a un’Europa mortificata
dalle divisioni e da alleanze servili di alcuni suoi membri. Di più i Trattati
dell’Ue non gli hanno permesso di fare, qualcosa di più potranno tentare i
suoi successori con la nuova Costituzione.
Va ricordato poi che Prodi e i
suoi commissari hanno potuto contare su un Parlamento che ne ha apprezzato le
iniziative, mentre i rapporti non sono sempre stati buoni con il Consiglio dei
ministri europei, spesso soprattutto per le differenti appartenenze politiche.
le
priorità del nuovo PE
Il
Parlamento europeo, nella sua sesta legislatura (2004-2009), si è riunito per
la prima volta nei giorni 14-16 settembre scorsi. Inaugurando la prima sessione
plenaria, il presidente Josep Borrell ha indicato le priorità per i prossimi
due anni e mezzo.
terrorismo
internazionale
Il
presidente del Pe ha fermamente condannato i tragici fatti di terrorismo
verificatisi a Beslan (Ossezia del Nord) all’inizio di settembre,
sottolineando come l’Ue debba ricorrere a misure che escludano il ricorso alla
forza per lottare contro il terrorismo.
«Noi
non possiamo pretendere di sradicare le cause del terrorismo ricorrendo
unicamente e senza discriminazione alla forza - ha detto Borrell - Vendicare
su altri bambini il male che è stato fatto ai nostri bambini non farà che
scatenare l’insopportabile escalation della violenza. Non vinceremo mai la
battaglia contro il terrorismo - ha aggiunto - se
la concepiamo come una guerra classica».
Il
presidente dell’Europarlamento ha inoltre sottolineato che il mondo deve
analizzare le cause soggiacenti che alimentano il terrorismo e trovare delle
soluzioni per regolare la situazione in alcune parti del mondo in cui si
registrano gravi crisi, come la Cecenia, l’Iraq e la Palestina.
Trattato
costituzionale
Tra il 29
ottobre 2004, data della firma del Trattato costituzionale a Roma, e il 1°
novembre 2006, data fissata per la sua entrata in vigore, la presidenza Borrell
sarà caratterizzata dal processo di ratifica della Costituzione europea nei 25
Stati membri dell’Ue. Inizierà la Spagna nel febbraio 2005, poi seguiranno
gli altri con un ritmo di circa una ratifica al mese. «Dobbiamo essere al servizio dei cittadini, innovando in materia di
comunicazione ed elaborando posizioni ad essi utili» ha detto il presidente
del Pe, annunciando che l’Europarlamento redigerà a questo proposito un
Rapporto da adottare entro la fine dell’anno in corso. Secondo Borrell, il
dibattito sulla Costituzione sarà complesso per ragioni identitarie,
ideologiche e per le diverse concezioni di Europa espresse dalle varie parti, ma
tutte le ragioni dovranno essere ugualmente rispettabili e il Parlamento europeo
«dovrà diventare una vasta Agora, che
dia l’esempio di un dibattito aperto, pluralista e democratico».
Nell’aula parlamentare saranno così organizzati diversi dibattiti sui grandi
temi del progetto costituzionale nei prossimi mesi, dibattiti che secondo
Borrell «dovranno essere utili ai
cittadini per le loro scelte nel momento in cui saranno chiamati a votare per un
referendum di ratifica, affinché possano pronunciarsi sul testo del Trattato e
non in funzione dei contesti politici dei loro Paesi».
questione Turchia
Ufficialmente
il Pe non ha alcun ruolo sulla questione relativa alla possibilità di avviare
negoziati d’adesione con la Turchia il prossimo mese di dicembre, per cui il
presidente Borrell ha proposto all’aula di elaborare un Rapporto
sull’adesione della Turchia, così da far conoscere il punto di vista del
Parlamento prima del Consiglio europeo di dicembre. «Questioni
come quella dell’adesione della Turchia costituiscono la ragion d’essere del
nostro Parlamento. E’ un’occasione per essere protagonisti e non spettatori»
ha dichiarato Borrell che ha attirato l’attenzione dell’aula sulle
implicazioni che l’eventuale adesione della Turchia comporta per l’Unione
europea e per l’impatto sulle relazioni con il mondo islamico. «In
Europa vivono 10 milioni di musulmani e circa un miliardo in tutto il mondo
- ha ricordato il presidente del Pe - E’
nostra responsabilità dimostrare al mondo islamico, attraverso le nostre
decisioni, che non tracciamo le nostre frontiere sulla base di uno scontro tra
civiltà che alcuni sono determinati a provocare».
Strategia di Lisbona e Patto di stabilità
Il
presidente del Parlamento europeo ha inoltre sostenuto l’importanza della
Strategia di Lisbona, che mira a fare dell’Ue entro il 2010 «l’economia
della conoscenza più competitiva e più dinamica del mondo, capace di una
crescita economica duratura accompagnata da un miglioramento quantitativo e
qualitativo dell’occupazione e da una maggior coesione sociale». Secondo
Borrell sono stati fatti finora alcuni passi importanti, come la creazione di 6
milioni di nuovi posti di lavoro nell’Ue dal 1999, tuttavia la maggior parte
degli obiettivi di Lisbona non sono stati raggiunti e probabilmente non lo
saranno entro il 2010. Nuovi impulsi al processo di Lisbona possono essere dati
con il rafforzamento dell’impegno in favore delle proposte in tema ambientale
e con le proposte di riforma del Patto di stabilità e crescita: «Nelle
nostre discussioni e risoluzioni sul Patto - ha dichiarato il presidente
dell’Europarlamento - dobbiamo esaminare
come questo può essere messo al servizio della Strategia di Lisbona e, in linea
più generale, introdurre un maggior dibattito democratico sui grandi
orientamenti di politica economica. Per fare ciò, il luogo più appropriato è
senza alcun dubbio il Parlamento europeo».
Deputati
al PE nella sesta legislatura 2004-2009 per gruppo politico e Paese
|
PPE-DE |
PSE |
ALDE |
Verts-ALE |
GUE-NGL |
IND-DEM |
UEN |
NI |
Totale |
Austria |
6 |
7 |
|
2 |
|
|
|
3 |
18 |
Belgio |
6 |
7 |
6 |
2 |
|
|
|
3 |
24 |
Repubblica
Ceca |
14 |
2 |
|
|
6 |
1 |
|
1 |
24 |
Cipro |
3 |
|
1 |
|
2 |
|
|
|
6 |
Danimarca |
1 |
5 |
4 |
1 |
1 |
1 |
1 |
|
14 |
Estonia |
1 |
3 |
2 |
|
|
|
|
|
6 |
Finlandia |
4 |
3 |
5 |
1 |
1 |
|
|
|
14 |
Francia
|
17 |
31 |
11 |
6 |
3 |
3 |
|
6 |
77 |
Germania |
49 |
23 |
7 |
13 |
7 |
|
|
|
99 |
Grecia |
11 |
8 |
|
|
4 |
1 |
|
|
24 |
Irlanda |
5 |
1 |
1 |
|
1 |
1 |
4 |
|
13 |
Italia |
24 |
16 |
12 |
2 |
7 |
4 |
9 |
4 |
78 |
Lettonia |
3 |
|
1 |
1 |
|
|
4 |
|
9 |
Lituania |
2 |
2 |
7 |
|
|
|
2 |
|
13 |
Lussemburgo |
3 |
1 |
1 |
1 |
|
|
|
|
6 |
Malta |
2 |
3 |
|
|
|
|
|
|
5 |
Paesi
Bassi |
7 |
7 |
5 |
4 |
2 |
2 |
|
|
27 |
Polonia |
19 |
8 |
4 |
|
|
10 |
7 |
6 |
54 |
Portogallo |
9 |
12 |
|
|
3 |
|
|
|
24 |
Regno
Unito |
28 |
19 |
12 |
5 |
1 |
11 |
|
2 |
78 |
Slovacchia |
8 |
3 |
|
|
|
|
|
3 |
14 |
Slovenia |
4 |
1 |
2 |
|
|
|
|
|
7 |
Spagna |
24 |
24 |
2 |
3 |
1 |
|
|
|
54 |
Svezia
|
5 |
5 |
3 |
1 |
2 |
3 |
|
|
19 |
Ungheria |
13 |
9 |
2 |
|
|
|
|
|
24 |
TOTALE |
268 |
200 |
88 |
42 |
41 |
37 |
27 |
28 |
731 |
Gruppi
politici
PPE-DE |
Gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani)
e dei Democratici europei |
PSE |
Gruppo socialista al Parlamento europeo |
ALDE |
Gruppo dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici
per l’Europa |
Verts/ALE |
Gruppo Verde/Alleanza libera europea |
GUE/NGL |
Gruppo confederale della Sinistra unitaria
europea/Sinistra verde nordica |
IND/DEM |
Gruppo Indipendenza e Democrazia |
UEN |
Gruppo Unione per l’Europa delle nazioni |
NI |
Non iscritti |
Fonte:
www.europarl.eu.int
Deputati
donne al PE nella sesta legislatura per gruppo politico e Paese
|
PPE-DE |
PSE |
ALDE |
Verts-ALE |
GUE-NGL |
IND-DEM |
UEN |
NI |
totale |
Austria |
2 |
3 |
|
1 |
|
|
|
1 |
7 |
Belgio |
2 |
3 |
2 |
|
|
|
|
|
7 |
Repubblica
Ceca |
3 |
|
|
|
1 |
|
|
1 |
5 |
Cipro |
|
|
|
|
|
|
|
|
0 |
Danimarca |
1 |
1 |
2 |
|
1 |
|
|
|
5 |
Estonia |
|
1 |
1 |
|
|
|
|
|
2 |
Finlandia |
2 |
1 |
1 |
1 |
|
|
|
|
5 |
Francia
|
14 |
14 |
|
3 |
|
|
|
3 |
34 |
Germania |
10 |
9 |
1 |
7 |
4 |
|
|
|
31 |
Grecia |
2 |
4 |
|
|
1 |
|
|
|
7 |
Irlanda |
2 |
|
1 |
|
1 |
1 |
|
|
5 |
Italia |
1 |
5 |
3 |
1 |
1 |
|
3 |
1 |
15 |
Lettonia |
|
|
|
1 |
|
|
1 |
|
2 |
Lituania |
1 |
|
3 |
|
|
|
1 |
|
5 |
Lussemburgo |
2 |
|
1 |
|
|
|
|
|
3 |
Malta |
|
|
|
|
|
|
|
|
0 |
Paesi
Bassi |
3 |
4 |
2 |
1 |
1 |
|
|
1 |
12 |
Polonia |
2 |
2 |
1 |
|
|
1 |
1 |
|
7 |
Portogallo |
1 |
4 |
|
|
1 |
|
|
|
6 |
Regno
Unito |
2 |
7 |
6 |
3 |
|
|
|
1 |
19 |
Slovacchia |
3 |
1 |
|
|
|
|
|
1 |
5 |
Slovenia |
2 |
|
1 |
|
|
|
|
|
3 |
Spagna |
7 |
11 |
|
|
|
|
|
|
18 |
Svezia
|
2 |
4 |
3 |
|
1 |
1 |
|
|
11 |
Ungheria |
3 |
5 |
|
|
|
|
|
|
8 |
TOTALE |
67 |
79 |
28 |
18 |
12 |
3 |
6 |
9 |
222 |
Le
Commissioni parlamentari
Commissioni
parlamentari: Politiche interne |
Siti
web |
Bilanci |
www.europarl.eu.int/committees/budg_home.htm |
Controllo dei bilanci |
www.europarl.eu.int/committees/cont_home.htm |
Problemi economici e monetari |
www.europarl.eu.int/committees/econ_home.htm |
Occupazione e affari sociali |
www.europarl.eu.int/committees/empl_home.htm |
Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare |
www.europarl.eu.int/committees/envi_home.htm |
Industria, ricerca ed energia |
www.europarl.eu.int/committees/itre_home.htm |
Mercato interno e protezione dei consumatori |
www.europarl.eu.int/committees/imco_home.htm |
Trasporti e turismo |
www.europarl.eu.int/committees/tran_home.htm |
Sviluppo regionale |
www.europarl.eu.int/committees/regi_home.htm |
Agricoltura |
www.europarl.eu.int/committees/agri_home.htm |
Pesca |
www.europarl.eu.int/committees/pech_home.htm |
Cultura e istruzione |
www.europarl.eu.int/committees/cult_home.htm |
Commissione giuridica |
www.europarl.eu.int/committees/juri_home.htm |
Libertà pubbliche, giustizia e affari interni |
www.europarl.eu.int/committees/libe_home.htm |
Affari costituzionali |
www.europarl.eu.int/committees/afco_home.htm |
Diritti della donna e uguaglianza dei sessi |
www.europarl.eu.int/committees/femm_home.htm |
Commissione per le petizioni |
www.europarl.eu.int/committees/peti_home.htm |
Commissioni
parlamentari: Politiche esterne |
Siti
web |
Affari esteri |
www.europarl.eu.int/committees/afet_home.htm |
Sottocommissione per i diritti dell’uomo |
www.europarl.eu.int/committees/droi_home.htm |
Sottocommissione per la sicurezza e la difesa |
www.europarl.eu.int/committees/sede_home.htm |
Sviluppo |
www.europarl.eu.int/committees/deve_home.htm |
Commercio internazionale |
www.europarl.eu.int/committees/inta_home.htm |
Commissioni
parlamentari: temporanee e altre |
Siti
web |
Commissioni temporanee precedenti |
www.europarl.eu.int/committees/home_temp_it.htm |
Conciliazione |
www.europarl.eu.int/code/default_fr.htm |
Delegazione parlamentare alla Convenzione |
www.europarl.eu.int/comparl/conv/default.htm |
la
nuova Commissione
Il 1° novembre 2004 entra in
carica la nuova Commissione europea presieduta da José Manuel Barroso, che
prende il posto del gruppo che ha lavorato negli ultimi
anni sotto la guida di Romano Prodi. Lo scorso mese di agosto, Barroso
aveva annunciato la ripartizione delle competenze e dei portafogli tra i membri
della sua squadra, dopo ampie consultazioni con i commissari designati. La nuova
Commissione comprende personalità politiche dei 25 Stati membri dell’Ue
provenienti da un vasto spettro politico e con diverse competenze professionali,
presenta inoltre un numero di donne più elevato rispetto alle precedenti
Commissioni. L’obiettivo di Barroso, che ha introdotto alcuni aggiustamenti
organizzativi al fine di realizzare le priorità politiche, è di promuovere un
forte spirito di squadra e, anche per questo, ha deciso di raggruppare tutti gli
uffici dei commissari in un unico edificio (Berlaymont): «Ho
organizzato questa squadra in modo da assicurare che possiamo lavorare in modo
efficiente e conseguire gli obiettivi che ci proponiamo - ha dichiarato il
presidente Barroso - Attribuisco la
massima importanza al gioco di squadra di persone che si fanno guidare
dall’interesse generale europeo. I commissari lavoreranno insieme per
apportare benefici reali ai cittadini dell’Ue».
nuovi
commissari e collegialità
Tra i nuovi commissari, vi
sono ex primi ministri, ministri e commissari europei, alcuni sono stati
responsabili dei negoziati per l’adesione del loro Paese all’Ue, mentre
altri sono stati membri della Convenzione che ha redatto il progetto di
Costituzione. Secondo Barroso, il ruolo dei commissari non si limita alla
gestione settoriale del proprio portafoglio ma ad una partecipazione alla
Commissione che agirà come collegio e prenderà decisioni collettive su ogni
questione. Inoltre, ciascun commissario sarà rigorosamente uguale nel processo
decisionale collettivo, non vi saranno deleghe di poteri a gruppi di commissari:
«Non voglio commissari di prima e di
seconda classe, tutti sono altrettanto importanti - ha dichiarato Barroso - Desidero
che la mia autorità si fondi su un solido lavoro di squadra».
Per
accrescere ancora la collegialità la Commissione terrà un maggior numero di
riunioni informali di “brainstorming”
e migliorerà la collaborazione tra i servizi e i gabinetti dei commissari.
Secondo le intenzioni di Barroso, poi, la Commissione sarà organizzata in modo
flessibile al fine di reagire rapidamente agli eventi e stabilire la propria
agenda. In alcuni casi, il lavoro della Commissione sarà preparato in anticipo
da gruppi tematici e task force, che
riuniranno i commissari i cui portafogli sono interessati da una determinata
questione.
le priorità politiche
L’organizzazione della nuova
Commissione riprende molti elementi della Commissione Prodi, dal momento che
Barroso non ha ritenuto necessaria una ristrutturazione rivoluzionaria dei
servizi. Nelle intenzioni del nuovo presidente, i cambiamenti apportati ai
servizi e ai portafogli si prefiggono lo scopo di migliorare la capacità di
mettere in atto le politiche e di conseguire le priorità politiche.
«Ritengo particolarmente importante che l’Europa sappia comunicare
- sostiene Barroso - L’apatia
riscontrata in occasione delle recenti elezioni europee è preoccupante. Ho
invitato una vicepresidente a lavorare specificamente ad una strategia di
comunicazione. Occorre comunicare più chiaramente alla gente cosa fa l’Europa
e perché lo fa». La stessa vicepresidente,
la svedese Margot Wallström, sarà incaricata anche delle relazioni
istituzionali e si rivolgerà, oltre che alle altre istituzioni dell’Ue, anche
ai Parlamenti nazionali e ai cittadini.
Una delle priorità sarà
l’attuazione della Strategia di Lisbona, per fare dell’Europa l’economia
più competitiva del mondo entro il 2010, per la quale si registra un notevole
ritardo e Commissione e Stati membri dovranno impegnarsi per ottenere risultati
migliori. Il presidente Barroso coordinerà personalmente tutti gli sforzi per
dare nuovo slancio alla Strategia e ha nominato un vicepresidente per dare voce
ad una posizione coerente della Commissione in seno al Consiglio Competitività.
Barroso
ha deciso di rafforzare anche le pari opportunità, attribuendo questo incarico
al commissario competente per l’Occupazione e gli Affari sociali,
il ceco Vladimír pidla, che presiederà il gruppo di commissari che si
occuperanno della parità tra i sessi.
In
politica estera, il neo-presidente ha sottolineato l’esigenza di un efficiente
coordinamento e ha annunciato che presiederà personalmente il gruppo dei
commissari per le relazioni esterne. Altra priorità è attribuita alla politica
di vicinato dell’Ue, per questo tale responsabilità è stata affidata al
commissario incaricato delle Relazioni esterne, l’austriaca Benita
Ferrero-Waldner. Uno dei compiti del gruppo dei commissari per le relazioni
esterne sarà di preparare l’arrivo nella Commissione del nuovo ministro degli
Affari esteri e di dare vita al Servizio diplomatico europeo. Quando entrerà a
far parte della Commissione, il ministro degli Affari esteri è destinato a
diventare vicepresidente incaricato delle relazioni esterne.
La riforma
dell’amministrazione della Commissione è un processo permanente, per cui
Barroso ha deciso di nominare un vicepresidente incaricato di sovrintendervi,
l’estone Siim Kallas, che dovrebbe garantire una sana gestione e riferire in
modo trasparente al Parlamento europeo.
novità
introdotte
Il
neo-presidente della Commissione europea ha introdotto alcuni cambiamenti
rispetto alla situazione attuale, ecco i principali:
• il
presidente presiede personalmente il gruppo di commissari per le relazioni
esterne e per la strategia di Lisbona;
• una
nuova funzione di vicepresidente per le relazioni istituzionali e la strategia
di comunicazione;
• un
vicepresidente che assicuri un approccio coerente della Commissione in seno al
Consiglio Competitività;
• la più
alta percentuale di donne nella Commissione;
• la
separazione delle competenze finora riunite nei portafogli: trasporti ed
energia, agricoltura e pesca, mercato interno e fiscalità;
• un
maggior ricorso a task force per
anticipare i problemi politici;
• il
raggruppamento dei commissari nello stesso edificio (Berlaymont);
• la
separazione del controllo finanziario dalle questioni di bilancio e la nomina di
un vicepresidente incaricato di assicurare una sana gestione.
Secondo
il Trattato che istituisce una Costituzione europea, il ministro degli Affari
esteri dell’Ue entrerà a far parte della Commissione come vicepresidente dopo
la ratifica della Costituzione.
(Fonte: InEurop@)
Commissione
europea: presidente incaricato e commissari designati
nome |
Paese |
incarico |
José Manuel Barroso |
Portogallo |
presidente |
Margot Wallström |
Svezia |
vicepresidente, commissaria per le Relazioni
istituzionali e la Strategia di comunicazione |
Günter Verheugen |
Germania |
vicepresidente, commissario per l’Industria e l’Inpresa |
Jacques Barrot |
Francia |
vicepresidente, commissario per i Trasporti |
Siim Kallas |
Estonia |
vicepresidente, commissario per gli Affari
amministrativi, la Revisione dei bilanci e l’Anti-frode |
Rocco Buttiglione |
Italia |
vicepresidente, commissario per la Giustizia, la
Libertà e la Sicurezza |
Viviane Reding |
Lussemburgo |
commissaria per la Società dell’Informazione e i
Media |
Stavros Dimas |
Grecia |
commissario per l’Ambiente |
Joaquín Almunia Amann |
Spagna |
commissario per l’Economia e gli Affari monetari |
Danuta Hübner |
Polonia |
commissaria per le Politiche regionali |
Joe Borg |
Malta |
commissario per la Pesca e gli Affari marittimi |
Dalia Grybauskaitè |
Lituania |
commissaria per la Programmazione finanziaria e il
Bilancio |
Janez Potoc’ni |
Slovenia |
commissario per la Scienza e la Ricerca |
Ján Figel |
Slovacchia |
commissario per l’Educazione, la Formazione e la
Cultura |
Markos Kyprianou |
Cipro |
commissario per la Salute e la Protezione dei
consumatori |
Olli Rehn |
Finlandia |
commissario per l’Allargamento |
Louis Michel |
Belgio |
commissario per lo Sviluppo e gli Aiuti umanitari |
László Kovács |
Ungheria |
commissario per l’Energia |
Neelie Kroes |
Paesi Bassi |
commissaria per la Concorrenza |
Mariann Fischer Boel |
Danimarca |
commissaria per l’Agricolturae lo Sviluppo rurale |
Benita Ferrero-Waldner |
Austria |
commissaria per le Relazioni esterne e le Politiche
europee di vicinato |
Charlie McCreevy |
Irlanda |
commissario per il Mercato interno e i Servizi |
Vladimír pidla |
Repubblica Ceca |
commissario per l’Occupazione, gli Affari sociali e
le Pari opportunità |
Peter Mandelson |
Regno Unito |
commissario per il Commercio |
Ingrida Udre |
Lettonia |
commissaria per le Tassazioni e l’Unione doganale |
COSA PREVEDE IL TRATTATO Il Trattato dell’Unione conferisce al presidente della Commissione il
potere di ripartire e di ridistribuire le competenze. Ecco cosa prevede
l’articolo 217 attualmente in vigore: 1. La Commissione agisce nel quadro degli orientamenti politici del suo
presidente, che ne decide l’organizzazione interna per garantire la
coerenza, l’efficacia e la collegialità della sua azione. 2. Le competenze che spettano alla Commissione sono strutturate e
ripartite fra i membri dal presidente. Il presidente può modificare la
ripartizione delle competenze nel corso del mandato. I membri della
Commissione esercitano le funzioni loro attribuite dal presidente, sotto
la sua autorità. 3. Previa approvazione del collegio, il presidente nomina dei
vicepresidenti tra i membri della Commissione. 4. Un membro della Commissione rassegna le dimissioni se il presidente,
previa approvazione del collegio, glielo chiede. |
CALCOLO
DELLA POPOLAZIONE L’Unione
europea deve conoscere costantemente il numero dei suoi abitanti per
determinare, in futuro, il peso di ciascun Stato membro nelle votazioni
all’interno dei diversi Consigli. Il 1° novembre 2004, infatti, entra
in vigore la norma del Trattato di Nizza in base alla quale la maggioranza
sarà ancora determinata dal voto “ponderato” (una specie di “peso
specifico” che tiene conto di più fattori) attribuito ad ogni Paese, ma
ciascun Stato potrà chiedere una verifica per stabilire se il risultato
rispecchia anche il secondo criterio secondo cui, per far passare un
provvedimento, occorre che i Paesi favorevoli rappresentino,
complessivamente, almeno il 62% della popolazione dell’Unione. La
presidenza olandese di turno ha posto il problema a livello
tecnico-giuridico nell’ultima riunione del Coreper, il Comitato dei
rappresentanti permanenti, cioè gli ambasciatori dei 25. Il criterio
concernente la popolazione non è stato finora mai utilizzato e il
Trattato di Nizza non fornisce alcun elemento su quale dato deve essere
preso in considerazione. L’Olanda ha così suggerito di utilizzare
quello concernente il numero dei residenti, secondo il calcolo fatto da
Eurostat, l’Ufficio europeo di statistica. Alcuni Paesi,
tra cui l’Italia, hanno peraltro fatto presente che l’applicazione del
criterio concernente la popolazione residente non debba costituire un
precedente e che, quindi, la regola possa essere in futuro riesaminata
prendendo a base altri parametri, per esempio quelli della cittadinanza. Secondo fonti
europee, per ora l’Italia non ha presentato alcuna proposta, ma si è
schierata tra gli Stati che sostenevano la necessità di non considerare
il tema chiuso, tenuto conto che per definire il numero dei cittadini
residenti in ogni Paese, Eurostat utilizza parametri, inclusi quelli
riguardanti il Pil, che potrebbero essere posti in discussione. L’entrata
in vigore, a novembre, della nuova norma del Trattato di Nizza non farà
altro che anticipare la Costituzione europea, che introduce il voto a
maggioranza qualificata. Questo prevede che, per l’approvazione delle
decisioni, occorre la maggioranza dei Paesi - in questo momento almeno 13
su 25 - che complessivamente rappresentino il 65% della popolazione
dell’Ue. Tenuto conto
che l’Europa ha indici di natalità e flussi di immigrazione diversi ed
è destinata ad allargarsi ancora, il metodo di calcolo della popolazione
sarà particolarmente importante in futuro. (Fonte: Ansa) |
audizioni:
primi contrasti tra
Parlamento e Commissione
Prima di
iniziare il suo mandato, la nuova Commissione europea ha dovuto ricevere
l’approvazione del Parlamento europeo. Così, dal 27 settembre all’8 ottobre
scorsi, i 24 commissari designati dal neo-presidente José Manuel Barroso hanno
dovuto sostenere una serie di audizioni presso le commissioni parlamentari
specializzate. In base ai risultati di tali audizioni, il Parlamento ha poi
espresso il suo parere sul nuovo collegio di commissari nel suo complesso.
L’approvazione da parte del Parlamento quanto alla composizione della nuova
Commissione è infatti una condizione irrinunciabile alla nomina formale della
nuova Commissione da parte del Consiglio dei ministri europei.
La parte
orale di tali audizioni è stata preceduta da una procedura scritta, in base
alla quale a ogni commissario sono stati sottoposti due questionari: uno
generale, uguale per tutti e 24 i commissari designati, riguardante le loro
personalità ed esperienza, le loro idee circa il futuro dell’Ue, la loro
posizioni rispetto al Parlamento, al ruolo dei commissari e della Commissione,
le priorità del mandato che si avviavano ad esercitare; un secondo questionario
riguardava invece l’area politica di competenza di ogni commissario.
Ad aprire
la serie di audizioni è stato il commissario designato all’Occupazione e agli
Affari sociali, l’ex premier ceco Vladimir Spidla, ascoltato dalla commissione
parlamentare per l’Occupazione e da quella per le Pari opportunità.
Di fronte
agli eurodeputati della commissione per l’Occupazione, Spidla ha ribadito gli
obiettivi centrali che la nuova Commissione intende perseguire: coordinare
meglio i piani nazionali per l’occupazione al fine di creare un fronte comune
dell’Ue che restituisca vigore alla strategia di crescita di Lisbona e rilanci
l’occupazione, soprattutto tra i giovani e tra le donne. Spidla si è detto
pronto ad apportare «cambiamenti
essenziali» alla strategia europea per l’occupazione così da raggiungere
gli obiettivi di aumento del tasso di occupazione, che restano fissati al 70%
complessivo, con livelli del 60% tra le donne e del 50% tra i lavoratori di
oltre 50 anni. Il neo commissario ha indicato nella formazione e nell’uso
coordinato degli incentivi a disposizione degli Stati membri le due chiavi per
migliorare il tasso di occupazione nell’Unione europea. Di fronte alla
commissione parlamentare per le Pari opportunità, poi, Spidla ha sottolineato
che «nessuna società può permettersi di
non sfruttare metà dei propri talenti», ricordando che lui stesso
presiederà un gruppo di commissari che si dedicheranno al tema della pari
opportunità «che richiede un approccio
multidisciplinare».
richiesti
alcuni chiarimenti
Alla
vigilia delle audizioni, il presidente degli europarlamentari socialisti, Martin
Sculhz, aveva affermato che il suo gruppo (200 deputati) avrebbe affrontato la
procedura «con rigore e determinazione»,
sottolineando che si trattava di «un test democratico cruciale», mentre il gruppo dei 24 commissari
designati si era riunito insieme al presidente Barroso a Lovanio (vicino a
Bruxelles) per concordare la linea della futura Commissione.
A
diversi commissari candidati sono stati richiesti chiarimenti da parte degli
europarlamentari, in particolare rispetto alla loro esperienza, alla loro
situazione personale e alla linea politica che intendevano dare al loro ufficio.
Ad esempio, la commissaria designata alla Concorrenza, Neelie Kroes, è stata
chiamata a chiarire la sua posizione rispetto al suo passato professionale,
fugando così ogni dubbio di un possibile conflitto di interesse; quella al
Fisco e all’Unione doganale, Ingrida Udre, ha dovuto affrontare la delicata
questione dell’armonizzazione fiscale; Mariann Fischer Boel, commissaria
designata all’Agricoltura, ha dovuto chiarire la sua posizione personale
essendo proprietaria con il marito di un’azienda agricola. Non pochi dubbi
sono stati espressi da alcuni gruppi politici parlamentari in merito alla
preparazione specifica mostrata del designato commissario all’Energia, László
Kovács, ma l’audizione più discussa è stata quella di Rocco Buttiglione,
designato vicepresidente e commissario a Giustizia, Libertà e Sicurezza.
l’audizione più discussa
Le
valutazioni generali delle audizioni sostenute da Buttiglione presso le
commissioni parlamentari per le Libertà pubbliche, la giustizia e gli affari
interni, e presso la commissione Giuridica sono state positive per le sue «integrità,
indipendenza, esperienza politica e personale»,
per le sue «convinzioni europeiste»
e per la sua «volontà di cooperare e
collaborare pienamente con il Parlamento». Tuttavia, alcuni gruppi politici
hanno espresso «riserve sulla capacità
del commissario designato a realizzare un’azione politica positiva in materia
di diritti dei cittadini, in particolare per quanto riguarda la lotta contro la
discriminazione». Così, il 12 ottobre scorso la commissione Libertà
pubbliche del Parlamento europeo ha espresso voto contrario alla nomina a
commissario per Giustizia, Libertà e Sicurezza, primo caso del genere nella
storia delle istituzioni europee. Altro no è stato espresso dalla commissione
parlamentare sulla proposta che prevedeva la conferma di Buttiglione come
vicepresidente della Commissione ma la contemporanea richiesta al presidente
Barroso di cambiargli portafoglio. Il caso, senza precedenti, ha creato uno
scontro istituzionale tra Parlamento e Commissione.
A
sollevare le riserve e il voto contrario di molti europarlamentari sono state
alcune dichiarazioni rilasciate da Buttiglione durante la sua audizione quando,
interrogato da alcuni deputati sulle posizioni espresse in passato in merito
agli omosessuali, il commissario designato ha voluto distinguere tra il giudizio
morale e la legge, pur garantendo che le sue opinioni personali non avranno
ripercussioni sulle politiche. «Molte
cose possono essere considerate immorali ma non per questo sono proibite -
ha dichiarato Buttiglione durante l’audizione - Io posso pensare che l’omosessualità è un peccato, ma questo non ha
effetto sulle politiche a meno che io dica che l’omosessualità è un crimine».
In
seguito a tali dichiarazioni, molti europarlamentari hanno espresso dubbi sul
fatto che chi ritiene immorale l’omosessualità possa proteggere gli
omosessuali dalle discriminazioni. Il principio della non discriminazione, ha
però precisato Buttiglione, si applica a tutti i cittadini nello stesso modo.
Si tratta di un principio sancito dalla Costituzione e dalla Carta dei diritti
fondamentali che «tutti abbiamo scritto e
a cui tutti siamo vincolati». Nell’esercizio delle sue funzioni, ha
quindi affermato il commissario designato, sarà suo compito difendere tale
principio. Nel rispondere a un’altra domanda, poi, Buttiglione ha sostenuto
che per “matrimonio” intende l’unione tra un uomo e una donna e,
precisando che si tratta comunque di un tema di competenza nazionale, ha
osservato come la sua posizione sia condivisa da 22 dei 25 Stati membri.
Affermando, infine, che uno dei problemi che sconta l’Europa è la denatalità
perché non si fornisce abbastanza aiuto alle donne nel loro compito primario di
procreare, egli ha quindi affermato che in futuro tale questione dovrà essere
trattata in modo adeguato. Anche questa affermazione non è stata ritenuta in
linea con l’orientamento dell’Ue in materia di pari opportunità.
In seguito alla bocciatura
della commissione parlamentare, Buttiglione ha dichiarato che «sindacare le opinioni morali in politica è un pericolo per la
democrazia», mentre secondo le critiche il commissario
avrebbe dovuto rispondere, in qualità di responsabile di un organo esecutivo,
non tanto alla propria coscienza quanto ai poteri democraticamente costituiti
che in materia di diritti e sessualità hanno valori diversi dai suoi.
giustizia, immigrazione e
antiproibizionismo
Tra le
altre questioni affrontate da Buttiglione nel corso delle audizioni su
sollecitazione dei parlamentari europei, quella dell’antiproibizionismo: «È
una soluzione che è stata proposta da alcuni e che è vista male da altri -
ha dichiarato Buttiglione - Non sono
convinto che abbiano ragione gli uni, non sono neanche convinto che abbiano
ragione gli altri». Secondo il designato commissario italiano, il problema
delle tossicodipendenze va affrontato con molta delicatezza: «Noi
non dobbiamo considerare chi consuma droga come perduto», occorre invece
creare condizioni di recupero e «non
dobbiamo cercare un modo che gli consenta di morire senza darci fastidio».
Sull’immigrazione,
Buttiglione ha definito «un’idea
ripugnante» quella di creare “campi di concentramento” in Nordafrica
dove deportare gli immigrati illegali residenti nell’Unione, mentre si è
detto favorevole allo studio di nuovi canali che permettano l’immigrazione
legale. Alle domande su eventuali deportazioni in Libia di immigrati illegali
disposte dal governo italiano di cui Buttiglione è ministro dimissionario, egli
ha risposto che se tali affermazioni risultassero corrette sarebbe «il
primo a condannare l’azione del governo italiano», così come ha
affermato la necessità di esercitare forti pressioni affinché la Libia accetti
di sottoscrivere la Convenzione di Ginevra sui rifugiati. Il vicepresidente
designato ha poi sottolineato come il problema dell’immigrazione illegale
interessi tutti gli Stati membri a prescindere dai loro confini esterni: da qui
nasce un’esigenza di coordinamento del controllo delle frontiere e di
un’adeguata divisione dei costi. I due strumenti proposti dalla Commissione
sono: l’Agenzia per il controllo delle frontiere, che ha funzioni di
coordinamento e di controllo della qualità della difesa dei confini; un
sostegno reciproco, sia finanziario sia sotto forma di task-force, capace di
intervenire nelle situazioni di emergenza.
Sulla questione della
giustizia, Buttiglione ha precisato che l’Italia non è il solo Stato membro
che sconta del ritardo nel recepimento del mandato d’arresto europeo e che,
comunque, ha già operato le necessarie sollecitazioni affinché tale questione
sia presto inserita all’ordine del giorno dei lavori parlamentari.