nasce la moneta unica per 300 milioni di europei
«L'introduzione, il 1º gennaio 2002, delle banconote e delle monete in euro rappresenta il punto culminante di un processo storico di importanza capitale per la costruzione europea. Sono stati adottati tutti i provvedimenti necessari affinché l'introduzione materiale dell'euro sia un successo. L'utilizzo dell'euro sui mercati finanziari internazionali dovrebbe risultarne agevolato. La zona euro rappresenta ormai un polo di stabilità per i Paesi che vi partecipano, mettendoli al riparo dalla speculazione e dalle turbolenze finanziarie. Essa rafforza il mercato interno e contribuisce al mantenimento di fondamentali economici solidi, favorevoli ad una crescita duratura. L'euro contribuisce altresì a ravvicinare i cittadini dell'Unione dando espressione concreta e visibile al progetto europeo». In questo modo si sono espressi sull'euro i capi di Stato e di governo riuniti nei giorni 14 e 15 dicembre 2001 per il Consiglio europeo di Laeken.
Dieci anni dopo l'inserimento dell'Unione economica e monetaria nel Trattato dell'Ue, dunque, la nuova moneta unica europea è ora nelle mani dei cittadini europei, alle prese da alcune settimane con nuove banconote, monete e monetine. A onor del vero, l'euro esisteva già dal gennaio 1999 e da quella data le monete nazionali erano semplici "suddivisioni" della moneta unica, ma finora si trattava solo di teoria, valuta nominale: oggi è realtà. Per la prima volta, cioè, dodici Paesi sovrani hanno rinunciato alle loro monete e banconote (simboli importanti dell'identità nazionale) per adottare una nuova moneta comune e 305 milioni di cittadini europei hanno una sola moneta.
L'operazione è gigantesca, perché i 12 Paesi (restano per ora fuori volontariamente Gran Bretagna, Svezia e Danimarca tra i 15 Stati membri dell'Ue) costituiscono insieme la seconda potenza economica del mondo, e la vera novità storica è che questa operazione avviene in modo pacifico e nel consenso quasi totale. Nonostante i problemi ovvi registratisi nei primi giorni del 2002 e alcune denunce sugli aumenti dei prezzi adottati con la scusa dell'arrotondamento, sembra essere ormai scongiurato il rischio di un trauma culturale derivante dalla perdita della "propria" moneta da parte dei cittadini dei diversi Paesi europei; così, gli oltre 15 miliardi di nuove banconote e i 60 miliardi di nuove monete circolano senza troppi problemi dentro e fuori la cosiddetta "zona euro".
In ogni caso si tratta solo dell'inizio, perché sia gli Stati membri dell'Unione che sono rimasti fuori, sia soprattutto i Paesi destinati ad entrare a far parte dell'Ue nei prossimi anni porteranno ad una ulteriore estensione dell'area dell'euro, che necessiterà di solide politiche economiche, finanziarie e fiscali per reggere un coordinamento tanto impegnativo.
Intanto, la prima fase della circolazione della nuova moneta viene gestita dalla presidenza di turno spagnola dell'Ue (primo semestre 2002), che ha posto alcune priorità d'azione al fine di portare avanti con successo l'operazione euro. «La sfida - si legge nel documento che la presidenza spagnola ha reso noto all'inizio di gennaio - consisterà sia nel garantire che l'introduzione delle nuove banconote e monete avvenga in modo ordinato ed efficiente sia nel cominciare a gestire i notevoli vantaggi della nuova moneta comune». Saranno tre le priorità sull'euro individuate dal governo di Madrid: 1) la garanzia di una transizione fluida nel processo di introduzione dell'euro e lotta efficace contro le falsificazioni e le frodi; 2) il potenziamento del coordinamento delle politiche economiche, in un quadro di stabilità, al fine di mantenere una valutazione comune della situazioneeconomica; 3) promuovere il ruolo dell'Unione europea a livello internazionale e la visibilità della moneta unica.
Alla nuova moneta europea dedichiamo dunque questo inserto, utilizzando come fonte principale alcuni materiali preparati dall'associazione per la difesa dei consumatori Adiconsum.
euro: informazioni generali
una moneta per 12 Paesi
L'euro è la moneta di oltre 300 milioni di cittadini.
I Paesi che hanno aderito all'euro da subito sono 11: Italia,
Francia, Belgio, Lussemburgo, Olanda, Germania, Finlandia, Austria,
Spagna, Portogallo e Irlanda.
La Grecia è entrata a fa parte dei Paesi euro da poco: il
tasso di cambio con la dracma è stato fissato al 1º
gennaio 2001. Il Regno Unito, la Danimarca e la Svezia probabilmente entreranno
anche loro, è solo una questione di tempo.
l'euro sulla scena mondiale
La popolazione dell'Unione europea è di 370 milioni di
cittadini. Quella degli Stati Uniti è di 263 milioni, mentre
quella del Giappone è di 125 milioni.
Per questo motivo l'Europa può svolgere un ruolo importante
sulla scena politica ed economica mondiale, anche nel sostenere la
pace e la stabilità delle zone "calde" del mondo.
Il mercato mondiale è detenuto per circa il 30% dall'euro, il
27% dal dollaro, il 14% dallo yen.
L'euro sarà, dunque, una delle tre grandi monete mondiali e si
candida a moneta di scambio nelle transazioni internazionali a
livello globale.
il reddito nel 2002
Bisogna sfatare la "superstizione" che, in caso di valore basso
dell'euro sul mercato monetario mondiale, saremo più poveri.
In realtà, il valore del nostro reddito non cambierà e
il nostro potere d'acquisto sarà intatto: il tasso di cambio
tra le monete euro, infatti, è stato fissato 1° gennaio
1999 e resterà tale, qualunque sia il valore della moneta
unica rispetto al dollaro e alle altre monete mondiali.
Potremmo avere l'impressione di una riduzione del reddito, passando
da un sistema di valore basato sui grandi numeri ad un sistema basato
sulle unità: in effetti non è così.
Quello che acquistiamo oggi con poco meno di 2000 lire, lo
acquisteremo ancora nel 2002 con 1 euro.
È davvero solo una questione di numeri, non di valore.
da quando l'euro?
L'euro è divenuto moneta ufficiale delle prime 11 nazioni che
hanno aderito con il 1º gennaio 1999. In quel momento è
stato fissato il valore dell'euro nelle undici monete, in base ai
rispettivi "pesi".
Il tasso di cambio è immutabile ed irrevocabile. Questo vuol
dire che non cambierà il rapporto di forza tra le varie monete
che partecipano.
Dal 1º gennaio 2002 le varie monete europee vengono ritirate con
tempi diversi da Paese a Paese, ma comunque non oltre la fine di
giugno.
In Italia le lire potranno essere spese fino al 28 febbraio 2002:
dopo quella data dovranno essere portate in banca.
i contratti non cambieranno
I contratti in corso con il proprietario di casa, con l'assicuratore,
con la banca, non dovranno essere rinnovati né terminati.
Le regole hanno stabilito l'assoluta continuità dei contratti,
con la conversione automatica degli importi espressi in lire all'euro.
Questo vuol dire, ad esempio, che dove era scritto "100.000 lire",
dal 1º gennaio 2002 leggiamo "51,65 euro", niente di più.
Nessuno potrà pretendere la chiusura o la riapertura di un
rapporto contrattuale, magari applicando penali e costi aggiuntivi, o
cambiando le condizioni.
e i prezzi?
Non c'è ragione perché si verifichi un aumento dei
prezzi: il passaggio all'euro non comporta infatti alcun effetto
inflazionistico (anche se in realtà in alcuni Paesi, tra cui
soprattutto l'Italia, le associazioni per la difesa dei consumatori
denunciano aumenti ingiustificati, vedi pagina VI).
Le politiche economiche e monetarie attuate in vista
dell'introduzione della moneta unica hanno invece migliorato la
stabilità dei prezzi. Inoltre, la transizione non comporta
alcun costo diretto che giustifichi l'aumento del prezzo finale di
beni e servizi.
Sarà una conversione "automatica", che richiederà alle
imprese e ai commercianti solo uno sforzo di adattamento, un minimo
di formazione del personale, qualche aggiustamento dei sistemi di
contabilità.
In sede europea si pensa anche ad un accordo che impegni la
produzione ed il commercio a garantire la stabilità dei prezzi
con un "blocco" da novembre 2001 alla fine di febbraio 2002,
cioè finché la familiarizzazione con la nuova moneta
non consenta al consumatore di valutare con sicurezza il prezzo dei
beni e servizi che acquista.
cosa accade da gennaio 2002?
Ogni cittadino dispone di monete e banconote in euro. Stipendi e
pensioni vengono pagati in euro, così come ogni acquisto che
viene effettuato. Per quanto riguarda le lire, esse potranno essere
spese fino al 28 febbraio 2002, ma anche dopo non sarà un
problema: basterà portarle presso le filiali della Banca
d'Italia per cambiarle in euro. E questo sarà possibile per
ben 10 anni.
Sarà meglio limitare il più possibile l'inconveniente
dei "due portafogli" (uno in lire e l'altro in euro). Non ci si
dovrà però preoccupare se capiterà di pagare in
euro e ricevere il resto in lire, purché sia corretto: avranno
entrambi corso legale fino alla fine di febbraio 2002.
come cambia il modo di pagare
In effetti qualche cambiamento c'è, anche se solo formale, nel
modo di pagare.
L'euro ha un valore di quasi 2000 lire, dunque assistiamo alla
"caduta degli zeri", cioè dovremo abituarci a vedere prezzi
con tre cifre in meno, a parità di valore.
Un esempio: la scheda telefonica, che costava 10.000 lire, ora costa
5,16 euro. È lo stesso valore, ma il prezzo viene espresso in
unità e non in migliaia.
Anziché ragionare in termini di migliaia e centinaia di
migliaia di lire, per i prodotti di uso quotidiano, si devono
considerare gli euro, le decine e le centinaia di euro. Pochi infatti
sono i prodotti con valore in migliaia di euro.
Dopo molti anni in Italia tornano dunque i centesimi. Nel caso
dell'euro hanno però un valore diverso, dal momento che un
centesimo vale quasi 20 lire. Bisogna imparare a non trascurare i
decimali nei prezzi, perché con l'euro diventano importanti.
Trascurare 50 centesimi significa ignorare un valore di quasi 1000
lire, che su un prodotto di uso quotidiano sono significative.
Basta osservare la seguente tavola di conversione per rendersi conto
del valore di decimi e centesimi di euro:
1 euro = 1936,27 lire
1 cent = 19,36 lire
2 cents = 38,73 lire
5 cents = 96,81 lire
10 cents = 193,63 lire
20 cents = 387,25 lire
50 cents = 968,14 lire
Per quanto riguarda ad esempio gli assegni, il valore in euro è sempre seguito dai centesimi, anche quando si tratta di una cifra tonda (in questi casi si scrivono due zeri).
Ad esempio:
* euro 162,00 (in cifre)
* euro centosessantadue/00 (in lettere)
In effetti sarà anche possibile scrivere per esteso i centesimi nell'importo in lettere, ma la cosa risulta piuttosto lunga e faticosa...
l'euro nei Paesi terzi
Secondo le informazioni trasmesse da circa 40 Stati nella prima
metà di gennaio, le banconote in euro sono disponibili
dovunque presso le banche e i cambiavalute di questi Paesi. Molti
consumatori, incuriositi dalla nuova valuta europea, hanno cercato di
procurarsela. Fonte: www.europa.eu.int/Infonet |
gli arrotondamenti
L'unico arrotondamento ammesso è quello matematico, per
eccesso o per difetto a secondo del valore del terzo decimale, non
quindi a seconda degli umori del commerciante.
La cifra arrotondata deve avere, infatti, solo due decimali. Se la
terza cifra è minore di 5, sparisce con tutto quello che la
segue, senza cambiare nulla. Se la terza cifra è invece uguale
o maggiore di 5, sparisce ma aumenta di uno il valore della seconda
cifra decimale.
Alcuni esempi:
* euro 16,752 arrotondato diventa euro 16,75
* euro 16,755 arrotondato diventa euro 16,76
* euro 16,758 arrotondato diventa euro 16,76
riconoscere l'euro
Diverse caratteristiche di sicurezza sono state integrate nelle
banconote in euro per consentire di riconoscere immediatamente un
biglietto autentico. Fonte: www.euro.ecb.int |
abituarsi all'euro
Un esercizio utile è quello di mettere bene a fuoco il valore in euro delle cose di uso quotidiano:
* Un caffè: lire 1200 = euro 0,62 (cioè 62 centesimi)
* Un litro di latte: lire 2100 = euro 1,08
* Un chilo di arance: lire 2500 = euro 1,29
* Un biglietto della lotteria: lire 5000 = euro 2,58
* Un paio di calzini: lire 13.000 = euro 6,71
* Un libro: lire 26.000 = 13,43 euro
Dunque, per convertire in euro un valore in lire: si divide il valore in lire per 1936,27 e si arrotonda lasciando solo due decimali.
* Ad esempio: lire 49.900/1936.27= euro 25,77
Viceversa, per convertire in lire un valore espresso in euro: si moltiplica il valore in euro per 1936.27
* Ad esempio: euro 36,59x1936.27= lire 70.848.
quante banconote?
Le banconote in euro sono 7, lo stesso numero di quelle esistenti in lire.
Fino all'uso dell'euro, infatti, si avevano banconote in lire da
1000, 2000, 5000, 10.000, 50.000, 100.000 e 500.000.
Dal 1º gennaio 2002, le banconote in euro sono da 5, 10, 20, 50,
100, 200 e 500.
Sono dunque 7 tagli come quelli in lira, ma hanno un valore molto
diverso. Infatti, la banconota più piccola, quella da 5 euro,
vale 9681 lire (ovvero quasi quanto la banconota da 10.000 lire).
Dunque, in luogo delle 1000 lire di carta, si usa una moneta (quella
da 50 centesimi che si avvicina molto alle 1000 lire).
La banconota più grande, invece, è quella da 500 euro
che vale quasi un milione di lire (esattamente 968.135 lire).
quante monete?
Le monete in euro sono 8: 1 cent, 2 cents, 5 cents, 10 cents, 20
cents, 50 cents, 1 euro, 2 euro.
Come per le banconote, si deve ricordare che hanno un valore diverso
dalle monete in lire: la più piccola, quella da 1 cent, vale
quasi 20 lire, mentre la più grande, quella da 2 euro, vale
3873 lire e viene utilizzata in luogo delle banconote in lire di
piccolo taglio.
accessibilità agli ipovedenti
Per la maggior parte delle persone, imparare ad usare una nuova
valuta significa semplicemente acquisire familiarità con le
sue caratteristiche tattili e visive. Occorre tuttavia tenere conto
anche delle esigenze specifiche delle persone non vedenti o con
problemi visivi. |
banconote uguali in tutti i Paesi, monete no
Le banconote in euro sono le stesse in tutti i Paesi, hanno colori
diversi tra loro e differenti stili.
Il valore è scritto anche in alfabeto braille per
renderle riconoscibili dai non vedenti.
Le monete, invece, hanno una faccia comune, uguale in tutti i Paesi,
ed una faccia "personalizzata" da ciascun Paese con simboli nazionali.
Questa piccola differenziazione non influisce sulla loro
validità in tutti i Paesi aderenti all'euro: hanno corso
legale in Italia le monete coniate in Francia, ad esempio, e
viceversa.
Per riconoscerle con facilità da subito, basta guardare la
faccia comune che riporta il valore.
truffe e scorrettezze
Si deve protestare con decisione nei casi in cui l'arrotondamento non
è corretto o il resto è "approssimativo".
Pretendere la correzione del prezzo in euro se non corrisponde
esattamente al prezzo in lire secondo il tasso di conversione.
Segnalare il negozio o il supermercato che aumenta
ingiustificatamente i prezzi, che dà informazioni ingannevoli,
che si comporta scorrettamente.
Le associazioni di consumatori, le Camere di Commercio, il Comitato
euro nazionale e i Comitati euro provinciali sono a disposizione, per
informare, raccogliere segnalazioni, intervenire.
Eventuali denunce possono essere inoltrate presso gli sportelli delle
associazioni dei consumatori, che resteranno a disposizione per
qualsiasi necessità. Adiconsum, ad esempio, ha oltre 170
sportelli in Italia, presso i quali un esperto risponderà ai
quesiti dei consumatori e si attiverà per risolvere i casi di
reclamo.
Molte controversie di piccola entità potranno essere risolte
con forme concilative.
indirizzi utili
Per richiedere informazioni, materiali, per avere chiarimenti e denunciare eventuali comportamenti scorretti ci si può rivolgere a:
* Comitato euro nazionale c/o ministero del Tesoro, Via XX Settembre
97 - 00187 Roma, tel. 06 47614769.
* Adiconsum sede nazionale, Via G.M. Lancisi 25 - 00161Roma, tel. 06
4417021, presso la quale è aperto uno sportello euro
permanente.
Fonte: www.adiconsum.it
obliterazione delle vecchie banconote
Nell'ambito delle operazioni di sostituzione del segno monetario,
l'Italia, la Spagna, la Francia, il Belgio ed il Lussemburgo hanno
deciso di procedere all'obliterazione delle banconote denominate
nelle rispettive valute nazionali. |
Italia: aumenti ingiustificati di prezzi e tariffe
Lo scorso 7 gennaio l'Adiconsum ha sollevato il
problema di aumenti diffusi dei prezzi che riguardano tutti i
settori, incluse numerose medicine, in seguito al passaggio dalla
lira all'euro. In mancanza di segnali concreti, ha sottolineato
l'associazione per la difesa dei consumatori, gli aumenti rischiano
di essere generalizzati e di investire anche la grande distribuzione.
Tutto ciò comporta una perdita del potere d'acquisto per una
famiglia stimato in circa 150 euro e che rischia di arrivare a 500
euro su base annua in mancanza di provvedimenti.
Inoltre, gli aumenti dei prezzi, gli aumenti dei trasporti e delle
tariffe, la ripresa del prezzo del petrolio, i contratti sindacali
ancora aperti rischiano un serio aumento del tasso dell'inflazione,
che è sbagliato sottovalutare poiché con la moneta
unica non sono più possibili le svalutazioni compensative
della lira: ogni maggiore inflazione, ricorda l'Adiconsum, significa
non solo perdita del potere d'acquisto per le famiglie ma anche
minore competitività del sistema Italia. L'associazione ha
così chiesto al governo italiano di non sottovalutare
l'effetto prezzi sull'inflazione e di dare un segnale forte per
evitare che si generalizzino. La proposta è semplice:
sospendere gli aumenti di tariffe che hanno avuto un effetto di
maggiore trascinamento (canone del telefono, trasporti, autostrade),
così come si è fatto con le ferrovie. Altro intervento
ritenuto necessario è quello volto ad invitare i commercianti
a riconsiderare gli aumenti, pena il rischio della sospensione
dell'abolizione della tassa sulle insegne luminose decisa dal governo
italiano nella legge Finanziaria.
Adiconsum invita poi a utilizzare la polizia municipale non per
multare i commercianti che riducono i prezzi dei prodotti stagionali
in anticipo sulle date previste, bensì a multare gli aumenti
ingiustificati o i falsi saldi, ossia laddove vengono venduti fondi
di magazzino e non prodotti stagionali.
Ecco il breve comunicato diffuso dall'associazione per la difesa dei
consumatori a proposito degli aumenti ingiustificati di prezzi e
tariffe, tenendo conto che nel mese di gennaio L'Ufficio europeo dei
consumatori (Beuc), a cui sono federate le associazioni dei
consumatori in Europa, ha ricevuto un gran numero di reclami relativi
all'aumento dei prezzi registrati dopo l'arrivo dell'euro, ma non
è ancora in grado di formulare un suo giudizio preciso sul
fenomeno. Il Beuc ha inoltrato alle autorità competenti i
reclami ricevuti, in attesa dei dati che verranno forniti dagli
istituti di statistica degli Stati membri dell'Ue: «Il
change-over sta causando nel nostro Paese significativi
aumenti dei prezzi e delle tariffe. Non così sta avvenendo
negli altri Paesi dell'Unione europea.
Da Bruxelles arrivano informazioni di significative riduzioni sia in
Germania che in Francia, oltre al fatto che in tutti gli altri Paesi
non si sono verificati i gravi disservizi registrati da noi sulle
autostrade, nelle banche, nelle poste, ecc.
L'accordo sottoscritto dai commercianti per evitare che le norme
sull'arrotondamento non si tramutassero in un aumento dei prezzi
è stato di fatto travolto dai significativi ed ingiustificati
aumenti in settori controllati direttamente dallo Stato (lotterie,
tabacchi, trasporti pubblici, pedaggi autostradali, ecc.).
La raccomandazione del Cipe non è stata rispettata proprio
dalle istituzioni che hanno dato il via ad aumenti invece che ai
normali arrotondamenti. Molti prezzi e tariffe registrano aumenti del
10-20% con inevitabili conseguenze sull'inflazione e sul potere
d'acquisto delle famiglie.
L'Adiconsum chiede:
una riunione urgente del Comitato euro per un appello al governo perché sospenda gli aumenti intervenuti sulle tariffe (autostrade, autobus, metropolitane, ecc.), come ha già fatto per le ferrovie;
agli operatori della distribuzione e dei servizi, di riconsiderare gli aumenti laddove fossero già intervenuti;
al governo di prendere in considerazione la sospensione della norma in Finanziaria che prevede l'eliminazione della tassa sulle insegne pubblicitarie nei confronti di coloro che abbiano attuato aumenti dei prezzi.
Per l'Adiconsum occorre uno sforzo di tutti per impedire che un grande fatto storico come il passaggio all'euro comporti una ingiustificata perdita del potere d'acquisto».
un esempio di disagio per i cittadini
«Il grave disservizio intervenuto il 1° gennaio 2002 ai
caselli di uscita delle autostrade italiane necessita di una seria
valutazione e di concreti provvedimenti da parte del governo».
Inizia così una lettera che l'associazione per la difesa dei
consumatori Adiconsum ha inviato il 4 gennaio scorso ai ministri di
Interni e Trasporti, alla Polizia stradale e municipale e alle
Società concessionarie. Fonte: www.adiconsum.it |
euro: le tappe principali degli ultimi due anni
Calendario |
Azioni |
Competenze |
28 febbraio 2002 |
Ritiro definitivo delle banconote e monete nazionali |
Stati membri, SEBC |
(al pił tardi) |
(fine del periodo di doppia circolazione) |
|
1° gennaio 2002 |
Entrano in circolazione le banconote in euro |
SEBC |
|
Entrano in circolazione le monete metalliche in euro |
Stati membri |
|
La pubblica amministrazione completa il passaggio all'euro |
Stati membri |
|
Le banconote e monete nazionali cominciano ad essere ritirate: inizia un breve periodo di doppia circolazione |
Stati membri |
|
Tutte le operazioni scritturali devono essere denominate in euro |
Stati membri. Tutti gli operatori |
Fine del 2001 |
Rifornimento preventivo di banconote e monete in euro alle banche e ai grandi dettaglianti |
SEBC e Stati membri della zona euro |
2001 |
Campagna informativa sui dispositivi di sicurezza delle banconote in euro |
SEBC |
1° gennaio 2001 |
La Grecia adotta la moneta unica (Decisione del Consiglio del 19 giugno 2000) |
Stati membri e SEBC |
19 giugno 2000 |
Decisione del Consiglio (2000/427)CE) per l'adozione da parte della Grecia della moneta unica |
Consiglio, Stati membri |
|
Regolamento del Consiglio (CE) n. 1478/2000 che stabilisce il tasso di conversione tra l'euro e la dracma (1 euro = 340,750 dracme greche) |
Consiglio, BCE, Grecia, Stati membri |
31 dicembre 2001 |
Periodo di transizione: Tutta l'economia passa gradualmente all'euro |
Tutti gli operatori |
1° gennaio 1999 | L'euro è la moneta unica per 11 Stati membri | Stati membri: (Belgio, Germania, Spagna, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Portogallo e Finlandia) |
Le unità monetarie nazionali sono divisioni "non-decimali" dell'euro: fissazione irrevocabile dei tassi di conversione tra ciascuna unità monetaria nazionale e l'euro. L'euro può essere utilizzato unicamente nella forma scritturale (non sono ancora disponibili banconote e monete metalliche) |
SEBC, Stati membri | |
Politica monetaria unica per la zona euro | Sistema europeo di banche centrali (SEBC) | |
Entrano in vigore diversi atti legislativi segnatamente sul quadro giuridico dell'euro | Stati membri, Banca europea per gli investimenti, Commissione | |
I nuovi titoli del debito pubblico sono emessi in euro. Molti mercati finanziari passano all'euro: mercati dei cambi, mercati azionari e obbligazionari | Stati membri, SEBC, Banca europea per gli investimenti, Commissione |
Ocse: per l'euro servono economie più adattabili
La perdita di autonomia in materia di politica monetaria, le differenti reazioni ed effetti sulle economie dei singoli Paesi delle decisioni della Banca centrale europea (Bce), l'unità monetaria non affiancata da un'unità economica reale, rappresentano i rischi più evidenti della ormai definitiva unione monetaria europea. È quanto affermano i responsabili dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), che in un documento sul change-over reso noto lo scorso 18 gennaio considerano tali rischi «non insormontabili», ma che richiederanno ai Paesi membri di Eurolandia una «maggiore adattabilità ed una capacità di aggiustamento che escluda interventi di carattere politico». D'altro canto, invece, la definitiva messa in circolazione di monete e banconote europee assicura almeno due enormi vantaggi: l'eliminazione delle commissioni di cambio nelle transazioni estere e una definitiva trasparenza continentale in materia di prezzi. Fra le maggiori difficoltà che i dodici Paesi dovranno affrontare in questa ultima fase del passaggio alla moneta unica, l'Ocse ne sottolinea due in particolare. La prima è la perdita di autonomia, dei singoli Paesi, «in materia di cambio e di politica monetaria». La nuova centralità dell'istituto di Francoforte guidato da Wim Duisenberg, inoltre, potrebbe evidenziare problematiche differenti nelle economie dei singoli Stati membri. Una sorta di effetto "asimmetrico" che, secondo l'Ocse, potrebbe portare a divergenze piuttosto che a convergenze. «Anche se la Banca centrale europea controlla la politica monetaria della zona euro da tre anni - si legge nel documento - il tasso di inflazione alla fine dello scorso anno continuava ad essere compreso fra l'1,3% (Francia) ed il 5% (Olanda). E nel periodo 1999-2001 la crescita produttiva ha registrato divergenze che vanno dall'8,5% della Francia a solo il 5,5% della Germania». In alcune economie più piccole, inoltre, come quella dell'Irlanda, che hanno conosciuto un periodo di "surriscaldamento", non si è potuto alzare i tassi di interesse per tenere sotto controllo la crescita della domanda interna ed il tasso inflattivo. «Queste differenze non sono ostacoli insormontabili all'unione monetaria - afferma l'Ocse - ma richiedono che le economie dei Paesi membri diventino più adattabili e trovino aggiustamenti agli scossoni senza dover ricorrere all'aiuto di interventi politici». L'Ocse sottolinea inoltre le difficoltà che un'unione monetaria, ma non ancora economica, mette in evidenza in alcuni settori strategici. «Importanti settori - spiega infatti il documento - sono ancora protetti da barriere nazionali, come per esempio quello bancario e quello dell'energia. Imponenti sussidi pubblici continuano inoltre a condizionare negativamente la competizione, come per esempio nell'agricoltura. In alcuni casi il pubblico continua a favorire la clientela nazionale e la scarsa mobilità nel mercato del lavoro continua a costituire un problema».
Una maggior interdipendenza delle economie dei Paesi dell'euro richiede poi un coordinamento più forte ed efficace delle politiche economiche, ed è quanto ha indicato il commissario europeo Pedro Solbes intervenendo lo scorso 16 gennaio nell'aula di Strasburgo del Parlamento europeo. «Occorrerà giungere a un'analisi della situazione economica e del policy-mix sempre più da una prospettiva della zona euro, con strumenti statistici comuni che sono in via di miglioramento» ha sottolineato il commissario europeo. Sarà inoltre necessario, secondo Solbes, definire «regole comuni che guidino la definizione della politica economica» dei Paesi dell'euro. In particolare, ciascun Paese partecipante alla moneta unica sarà chiamato ad informare in anticipo i partner delle «principali misure di politica economica che si accinge ad adottare e che possono avere ripercussioni sugli altri Paesi». In questo modo, ogni Stato membro potrà beneficiare delle opinioni degli altri attraverso un processo cosiddetto di "peer review". *
Fonte: Ansa
giù le mani dai centesimi Molte polemiche e discussioni ha sollevato la proposta della Finlandia di abolire gli euro-cents. Da più parti è giunta una strenua difesa delle monete più piccole, cioè quelle da 1 e 2 cents, in quanto considerate un valido antidoto sia ai rincari che per salvaguardare il valore perduto del denaro. Secondo l'associazione dei consumatori Adusbef, infatti, il proposito della Finlandia oltre ad essere «un pessimo esempio» rappresenta anche la conferma dell'«ordine sparso con il quale marcia l'Unione europea e la conseguente violazione dei Trattati». Le associazioni dei consumatori sostengono che in Italia si deve assolutamente evitare di montare una campagna per eliminare le "fastidiose" monetine da 1 e 2 centesimi. «In Francia e in Germania - afferma a titolo di esempio l'Adusbef - dove prima dell'avvento dell'euro circolavano i centesimi di franchi francesi e di marchi tedeschi, per esperienze vissute, non si usciva dai negozi senza aver corrisposto 5 centesimi di franco (meno di 15 lire) ed 1 pfenning (circa 10 lire) che nessun esercente era disponibile a scontare». Negli Stati Uniti poi, dove i cents circolano da decenni, «nessuno si è mai sognato di abolire 1 cent di dollaro, che equivale a 21,5 lire (ai corsi odierni) contro 19,36 di un cent di euro». Difendendo quindi la circolazione dei centesimi e considerandola «futura forza dell'euro», l'Adusbef auspica che in sede europea vengano invece dibattute questioni aperte come quella delle elevate commissioni bancarie per le transazioni negli Stati: i 30-40 giorni di valuta lucrati sugli assegni; i 24 euro intascati in media per ogni 100 trasferiti; le doppie commissioni applicate sui bonifici transfrontalieri a carico del ricevente all'insaputa dell'ordinante; l'armonizzazione delle fiscalità; l'individuazione di una comune lingua; una comune vigilanza bancaria; la condivisione di valori comuni e un mercato assicurativo più competitivo e meno vessatorio di quello italiano. |